Pressione fiscale per le PMI: scadenza record ogni tre giorni
Secondo un recente studio, una piccola impresa individuale manifatturiera deve sottostare ogni anno a 70 scadenze fiscali, con una media di una ogni 3 giorni. Intanto la notevole pressione fiscale fa slittare a luglio il giorno della “liberazione fiscale”.
Le Pmi italiane hanno una scadenza tasse ogni 3 giorni. A rivelarlo è uno studio della CNA, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato, secondo il quale una piccola impresa individuale manifatturiera con tre dipendenti e un collaboratore, deve sottostare ogni anno a 70 scadenze.
Dall’Iva all’Irap, dalla Tares all’Imu, si registra più di una scadenza ogni 5 giorni, che diventa ogni 3 giorni se si tiene conto delle 230 giornate lavorative effettive in 12 mesi.
Pmi e scadenze fiscali: lo studio
Lo studio, in particolare, ha fatto riferimento agli adempimenti fiscali svolti ogni anno da una piccola impresa individuale manifatturiera in contabilità ordinaria, che svolge una decina di operazioni all’anno con l’estero, e che ha avuto un appalto e un subappalto.
Oltre all’Unico, alla dichiarazione Irap o alla presentazione del modello degli studi di settore, ci sono dodici scadenze l’anno per l’Iva, quattro per la Tares e tre per l’autocertificazione Iva delle ritenute sugli appalti, fino ad un totale di circa 70 appuntamenti con il fisco in un solo anno.
A livello geografico, se da un lato le tasse erariali (Irpef e contributi versati alla cassa artigiani) sono uguali ovunque, dall’altro quelle locali hanno un peso diverso a seconda dell’area di riferimento.
Pmi e tasse: il confronto geografico
Il Centro studi della CNA ha preso come prototipo delle botteghe italiane la realtà di una piccola impresa fiorentina individuale con cinque dipendenti a tempo indeterminato (quattro operai e un impiegato), due locali (un laboratorio di 350 metri quadri più un magazzino con spazio espositivo da 175) e un reddito annuo di 48 mila euro.
Ebbene, nel calcolo nei ventuno capoluoghi del peso delle tasse, quelle erariali sono risultate uguali dappertutto, quelle locali invece, sono risultate soggette a contraddizioni.
Lo stesso laboratorio in zona semi centrale ha un valore catastale di 603 mila euro a Bologna, ma poco più di 66 mila euro a Palermo, mentre quello del negozio, invece, varia tra i 397 mila euro emiliani e i 100 mila di Potenza.
Si tratta di una variabilità “iniqua” secondo la CNA, che incide molto sul peso del prelievo locale.
Infatti, se a livello statale il prelievo risulta costante dal 2011 (attorno al 37%), a livello locale è passato dal 23,5% del 2011 al 28,61% del 2012, e nel 2013 potrebbe salire ancora al 32,3% qualora gli enti locali aumentino al massimo le aliquote.
Italia, aumenta la pressione fiscale
Sempre in tema di tassazione, la Cgia di Mestre (Confederazione Generale Italiana degli Artigiani) ha rilevato inoltre che, quest’anno, sono stati necessari ben 162 giorni per assolvere agli obblighi fiscali e contributivi richiesti dallo Stato, un fatto mai accaduto nella storia recente italiana.
Colpa proprio del forte aumento registrato in questi ultimi anni dalla pressione fiscale, che, nel 2013, raggiungerà il record storico del 44,4% del Pil.
Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, sottolinea:
“Quest’anno pagheremo mediamente 11.800 euro di imposte, tasse e contributi a testa. E in questo conto sono compresi tutti i cittadini, anche i bambini”.
Il dato della pressione fiscale, già allarmante, diventa ancora più preoccupante se dal Pil nazionale viene stornata la quota di economia sommersa conteggiata a seguito di una convenzione internazionale recepita da tutti i Paesi, per cui diventa possibile calcolare la pressione fiscale “reale” che grava sui contribuenti “onesti”.
Ebbene, per l’anno in corso, la pressione fiscale “reale” si attesta ad un valore massimo del 53,8%, un livello di tassazione che fa slittare il giorno della liberazione fiscale per i contribuenti fedeli al fisco a oltre la metà dell’anno, ovvero il 16 luglio.