Congedo parentale a ore: come fare domanda all’INPS
Il congedo parentale è un periodo nel quale il lavoratore si astiene dalla sua mansione per occuparsi dei figli nei primi anni di vita. Il permesso può essere richiesto anche a ore, in modo da poter andare incontro alle esigenze pratiche e affettive del figlio. Ecco come funziona.
Il congedo parentale consiste in un’astensione facoltativa dal lavoro per i neogenitori lavoratori, in modo che essi possano accudire il proprio figlio nel migliore dei modi nei suoi primi anni di vita. Questo periodo è valido sia per la madre che per il padre del bambino fino ai suoi 12 anni di vita per un periodo totale massimo di 10 mesi, undici se il padre si astiene dal lavoro per un periodo, continuativo o frazionato, di almeno tre mesi.
I genitori possono fruirne anche contemporaneamente ed è valido per lavoratrici e lavoratori dipendenti, inclusi i lavoratori naviganti, marittimi e dell’aviazione civile, ex Ipsema. Si tratta di un importantissimo diritto a favore della genitorialità.
Non è valido in caso di rapporto di lavoro cessato o sospeso e per i lavoratori domestici o lavoratori a domicilio. Oggi è diventato molto più flessibile di un tempo, e può essere usufruito in modo dilazionato in mesi, giorni oppure ore alternandosi a periodi in cui la fruizione è oraria.
Congedo parentale, cos’è e come funziona nel 2023
I genitori adottivi o affidatari ne hanno diritto allo stesso modo per i primi 12 anni dall’arrivo del bambino, indipendentemente dall’età di questo, ma non oltre il compimento della sua maggiore età. In caso di parto, adozione o affidamento plurimi, il diritto vale in egual misura per ogni bambino.
Fino a 12 anni di età del bambino l’indennità è del 30% della retribuzione, per un periodo massimo di 3 mesi per il padre, 3 mesi per la madre, 3 mesi alternativi tra madre e padre, 9 mesi per il genitore solo. Il primo mese viene retribuito all’80% per poi scendere al 30%.
Il preavviso minimo per i permessi è fissato a 5 giorni (2 giorni nel caso di congedo parentale su base oraria) ma molti contratti collettivi hanno spostato il limite a 15 giorni. Non è possibile la cumulabilità della fruizione oraria con altri permessi concessi per la maternità e paternità, come i riposi per allattamento o i permessi orari per assistenza ai figli disabili.