Lavoro a tempo determinato: come interrompere il contratto?

Mattia Anastasi
  • Dott. in Economia Aziendale con curriculum Manageriale

I lavoratori che hanno un contratto a tempo determinato sono moltissimi, in particolare in periodi di grande incertezza come quelli in cui viviamo. Ma se un lavoratore no si trova bene, ha comunque modo di rescindere dal contratto? Vediamo come fare nel seguente articolo.

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Il contratto a tempo determinato è una modalità di negoziazione tra le parti molto utilizzata e diffusa, che nel corso degli anni ha subito numerose modifiche normative, l’ultima nel 2018 con il decreto numero 87 del 12 Luglio. Il contratto a tempo determinato solitamente dura 24 mesi ed è consentito il recesso solo in determinati casi.

Vediamo quali sono i casi di licenziamento per giusta causa e come funziona la norma.

Contratto a tempo determinato: licenziamento per infermità

Lavoro, Triste

Vediamo ora in quali casi il lavoratore può licenziarsi dal contratto a tempo determinato. Come abbiamo già detto, tale fattispecie è consentita solo in specifici casi: impossibilità sopravvenuta della prestazione o in presenza di giusta causa. Il primo caso riguarda la sopravvenuta infermità permanente, o dalla durata indeterminata o indeterminabile. In questi casi ci si può licenziare se:

  • lo stato di malattia è tale da non consentire una prognosi definitiva di durata;
  • assenza in capo al lavoratore di un apprezzabile interesse alle prestazioni lavorative (seppur ridotte) del dipendente;
  • impossibilità di adibire il lavoratore ad altre mansioni anche diverse e inferiori, compatibili con il suo stato di salute (l’onere della prova ricade sul datore di lavoro).

Licenziamento per giusta causa: come funziona?

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Vediamo ora come funziona il licenziamento per giusta causa. Questo può aver luogo quando ci sono condotte da parte del lavoratore, tali da giustificare la rottura del rapporto di fiducia con l’azienda. Il datore di lavoro deve comunque provvedere a redigere una contestazione preliminare.

Nel dettaglio l’azienda deve:

  • portare a conoscenza di tutti i lavoratori le norme disciplinari interne, mediante affissione in luogo accessibile alla popolazione aziendale;
  • contestare preventivamente al lavoratore (in forma scritta) una condotta contraria alle regole disciplinari;
  • concedere al dipendente 5 giorni di tempo per presentare eventuali giustificazioni;
  • valutare le giustificazioni del lavoratore e decidere se ricorrere o meno ad un procedimento disciplinare;
  • comunicare la decisione al lavoratore (in forma scritta).

Quando il lavoratore può licenziarsi?

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Dopo aver visto i casi di licenziamento da parte del datore di lavoro, vediamo quando il lavoratore può licenziarsi. Anche in questo caso è in vigore il meccanismo della giusta causa, che scatta nel caso del presentarsi di queste fattispecie:

  • mancato o ritardato pagamento della retribuzione;
  • omesso versamento dei contributi;
  • comportamento ingiurioso del superiore gerarchico;
  • molestie sessuali sul luogo di lavoro;
  • pretesa, da parte del datore di lavoro, di prestazioni illecite;
  • svuotamento significativo del numero e del contenuto delle mansioni, con pregiudizio al bagaglio professionale del lavoratore;
  • mobbing;
  • imposizione al lavoratore di godere delle ferie residue nel corso del preavviso.