Lavoro: in Spagna al via il congedo mestruale
Novità clamorosa nel mondo del lavoro: in Spagna hanno il via le prove per il così detto congedo mestruale, destinato alle lavoratrici che per motivi fisici potranno assentarsi per tre giorni dal lavoro. Potrebbe essere una soluzione efficace? Cerchiamo di valutare insieme i pro e i contro della nuova misura.
La Spagna è da sempre nota come uno degli stati in cui la civiltà e il rispetto dei diritti dell’uomo sono al primo posto. Ne è una prova ulteriore la volontà del governo spagnolo di approvare una legge sull’aborto, che include la possibilità di prendere tre giorni di permesso retribuiti in casi di mestruazioni dolorose.
La data di discussione è fissata al 17 Maggio 2022, la quale potrebbe già diventare una data storica per la Spagna ma non solo.
Congedo mestruale: come funziona la nuova misura del governo spagnolo?
Potrebbe diventare realtà la proposta di legge del governo spagnolo riguardante la possibilità di avere ben tre giorni di permesso in caso di mestruazioni dolorose. Le donne spagnole sarebbero così le prime in Europa ad usufruire di questo diritto. La condizione medica di mestruazioni eccessivamente dolorose, detta in gergo tecnico dismenorrea, causa costantemente a molte donne malessere fisico tanto da precludere la possibilità di lavorare al meglio.
Per le donne affette da tale problematica, il governo ha intenzione di elaborare ben tre giorni di ferie retribuite al presentarsi delle mestruazioni. Questa misura rientra in un programma più ampio, che include anche novità sull’aborto e su tassazione ridotta per i prodotti di igiene al femminile.
Come si divide il mondo politico spagnolo?
Ovviamente il lancio di questa nuova misura ha scatenato reazioni molto differenti nel mondo della politica: c’è infatti chi crede che approvare la legge comporterà ancora più discriminazione nei confronti del sesso femminile. Ad alimentare questa prospettiva è la mancanza di chiarezza riguardo al soggetto che dovrebbe applicare le ferie.
Non è chiaro nemmeno se le donne che soffrono di questo disturbo debbano farsi prescrivere la condizione dal medico curante o meno. Fatto sta che in caso di applicazione si tratterebbe di una vera e propria svolta nel mondo del lavoro, che avrà inevitabilmente ripercussioni anche sul resto dell’UE.