Filtro antispam: come funziona e cosa non fare
Per chi fa, onestamente e nel rispetto della privacy, campagne di email marketing, diventa spesso difficile capire come non essere considerati spammer. Ecco qualche suggerimento e le principali contromisure da adottare per evitare di essere ‘filtrati’ ingiustamente.
Lo spam è una problematica conosciuta e temuta dagli addetti ai lavori nell’ambito dell’email marketing. Le criticità ad esso correlate sono facilmente tracciabili: la posta elettronica è ormai uno strumento di comunicazione rapido ed economico, e la sua popolarità fra gli utenti si è affermata di conseguenza.
Ma recentemente, in seguito al moltiplicarsi di email-spam, buona parte degli utilizzatori di tale strumento cerca di preservare la propria casella di posta da email non gradite attraverso l’uso di un filtro anti-spam.
Talvolta, però, questi sistemi si rivelano troppo zelanti ed etichettano come spam o posta indesiderata anche delle email valide.
Di seguito cercheremo di capire quali possano essere le contromisure da mettere in atto, visto e considerato che non esiste alcun tool o metodo efficace e sicuro per proteggersi. Possiamo dunque formalizzare delle strategie che ci permettano di capire come funzionano i filtri e, di conseguenza, come poter agire.
Filtri antispam: come funzionano
I filtri antispam non sono proprio dei programmi particolarmente intelligenti, tant’è che si limitano a verificare la sussistenza di una serie di criteri, per lo più legati alle parole e alla loro formattazione, riscontrabili nella tua email.
Ad esempio, alcuni controllano la presenza di frasi come “Clicca qui!” o “Acquista ora gratis”, e nel caso trovino nel testo o nell’oggetto dell’email questi “criteri” gli assegnano un valore probabilistico, in base ad una elaborazione bayesiana: maggiore è il punteggio, maggiore è la probabilità che la email sia realmente spam.
Riportiamo come esempio le parole che ricevono da SpamAssasin, uno dei filtri anti-spam più utilizzati, un più alto punteggio di rischio:
- frasi che contengano “tantissimi soldi”, “un sacco di soldi”;
- descrizioni colorite con parole tipo “una fantastica scoperta” “scopri la nostra offerta”;
- contenuti che invitano ad affrettarsi per qualcosa di “urgente”;
- frasi come “soddisfatti o rimborsati” o “rimborso garantito” “perché pagare più?”.
In pratica, se il testo della tua email raggiunge la soglia segnalata come limite massimo di tolleranza, la tua comunicazione viene inviata alla cartella della posta indesiderata.
Con l’ulteriore complicazione che tale limite non è universalmente calcolabile, in quanto ogni filtro antispam ha diversi valori di riferimento che ogni singolo utente può ulteriormente modificare cambiando il livello di sensibilità del filtro.
Filtri antispam: gli errori più comuni
È utile rimarcare che l’antispam è “auto-apprendente”, ossia adatta continuamente i criteri di valutazione in base a ciò che riceve e a quello che eventualmente l’utente indica come indesiderato, incrociando poi i propri dati con quelli online degli altri server antispam.
Di seguito gli errori più comuni che aumentano il rischio di far marchiare come spam la propria comunicazione:
- l’utilizzo di frasi presenti nelle tipiche email-spam, quali ad esempio “clicca qui” o “opportunità unica da non perdere”;
- eccedere con i punti esclamativi;
- utilizzare il maiuscolo per la formattazione di parole o frasi, considerato nell’uso comune come equivalente dell’urlare qualche cosa;
- utilizzare dei caratteri con un font colorato, come tipicamente risultano essere le email-spam (rosso acceso, verde brillante, giallo etc.);
- utilizzare un codice html “sporco” o comunque non particolarmente integro (quale ad esempio un file di word convertito in html, oppure contenente tag non chiusi o ridondanti);
- creare una email in html realizzata interamente come una grande immagine, senza alcun testo scritto, in quanto i filtri, non riuscendo a leggere la mail, danno per assunto che siate degli spammer con l’obiettivo di aggirare i sistemi di sicurezza;
- utilizzare la parola test nella riga di oggetto.
Come capire se le email siano già state filtrate e cestinate dagli antispam?
Fra le funzionalità generalmente offerte da una buona piattaforma di email-marketing, vi sono quelle che permettono di verificare il tasso di apertura. Nello specifico, se i valori sono in costante calo, potrebbe significare di essere stati “filtrati”.
Se non si dovesse disporre di dati storici di aperture email a cui riferirsi, si può comunque tener conto che un tasso di apertura medio si aggira fra il 20 e il 30%.
In base allo stesso principio, anche l’alto tasso di bounce (email non recapitate) può essere indice di filtraggio. In questo caso si possono cercare filtraggi fra le statistiche che indicano le risposte date dagli SMTP, i protocolli standard per la trasmissione di email, dove talvolta i filtri indicano i motivi per i quali hanno bloccato la email.
In conclusione, forse uno dei migliori suggerimenti è quello di provare ad osservare lo “spam” con ritrovata attenzione, analizzando come questo sia stato progettato e codificato.