Siti web: deposito o multa?
Mentre ancora utenti, opinionisti, politici, giuristi e non, stanno discutendo sul Decreto Urbani e le conseguenze della sua applicazione sulle libertà di coloro che navigano, il nome del Ministro viene legato ad un’altra iniziativa di regolamentazione che farà di certo discutere.
Piuttosto in sordina è stata approvata una legge (n. 106, aprile 2004), proposta proprio da Urbani (ma resa nella sua attuale forma da modifiche apportate in Parlamento), che definisce le “Norme relative al deposito legale dei documenti di interesse culturale destinati all’uso pubblico“. Un’iniziativa che ha essenzialmente lo scopo di non perdere la memoria “della cultura e della vita sociale italiana” come si legge nell’art.1 e che prevede quindi il deposito obbligatorioper i “documenti destinati all’uso pubblico e fruibili mediante la lettura, l’ascolto e la visione, qualunque sia il loro processo tecnico di produzione, di edizione o di diffusione, ivi compresi i documenti finalizzati alla fruizione da parte di portatori di handicap.”.
Nulla di strano dunque, in apparenza, su un intervento che – scrive l’Unione Consumatori – ha modificato le vecchie norme regie del 1939 sulla consegna obbligatoria alle autorità di 5 copie di ogni stampato (ai fini del controllo delle notizie sovversive). Ma è proprio proseguando nella lettura della legga che si scopre che essa include anche i “documenti diffusi tramite rete informatica“, che dovranno essere depositati presso le due Biblioteche centrali anche al fine di consentirne l’accesso al pubblico.
E’ quanto affermato nell’art.4 in cui vengono elencate le categorie di documenti da depositare: libri; opuscoli; pubblicazioni periodiche; carte geografiche e topografiche; atlanti; grafica d’arte; video d’artista; manifesti; musica a stampa; microforme; documenti fotografici; documenti sonori e video; film iscritti nel pubblico registro della cinematografia tenuto dalla Società italiana autori ed editori (SIAE); soggetti, trattamenti e sceneggiature di film italiani ammessi alle provvidenze previste dall’articolo 20 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28; documenti diffusi su supporto informatico; documenti diffusi tramite rete informatica.
Entro sei mesi verrà diffuso un Regolamento definirà i dettagli di quello che è comunque un obbligo di deposito entro 60 giorni dalla diffusione.
In caso di contravvenzione alla legge si rischiano multe fino a 1.500 Euro.
Un’ipotesi che, valutando l’enorme quantità di materiale immessa ogni giorno via web, dovrebbe suscitare numerose preoccupazioni agli enti addetti alla sua gestione, le due Biblioteche centrali di Firenze e di Roma. E per gli editori online? A parte la minaccia della multa, l’adeguamento comporterà di certo alcune difficoltà tecniche e di gestione. E’ noto come un sito web sia per definizione mobile e in costante crescita, ma il lato positivo potrebbe esserci.
Depositando il contenuto delle pagine web presso un ente riconosciuto nel proprio ruolo di tutela dei documenti, si offrirebbe a tutti coloro che hanno visto fino a oggi i propri contenuti utilizzati e riutilizzati da terzi senza autorizzazione, un nuovo strumento di difesa.
Una volta depositati dei contenuti sarebbe almeno più facile dimostrarne la paternità (anche se in ambito normativo la questione non può certamente essere così semplificata!).
Critica e decisa invece la reazione dell’Unione Nazionale Consumatori secondo la quale è puramente persecutoria, inutile e ingestibile. “Centinaia di migliaia di utenti con un sito Internet dovranno inviare ogni anno alle due Biblioteche centrali, per e-mail o dischetto, informazioni che per lo più cambiano o vengono aggiornate continuamente e che sono già a disposizione del pubblico. Oltretutto, le due Biblioteche centrali di Firenze e di Roma non avranno materialmente la possibilità di gestire e catalogare la massa enorme di informazioni provenienti da centinaia di migliaia di siti e tutto si risolverà in un obbligo inutile e fastidioso”.
Un nuovo ostacolo quindi per chi produce ogni giorno contenuti e notizie e li diffonde servendosi di un mezzo flessibile e in costante aggiornamento come Internet. Di nuovo una inconciliabile divergenza tra chi vuole regolamentare la rete senza tenere conto delle sue peculiarità e chi vi opera. Le reazioni non si faranno probabilmente attendere.