Assegno Unico: rivalutazioni in arrivo

Mattia Anastasi
  • Dott. in Economia Aziendale con curriculum Manageriale
21/02/2023

Buone notizie sul fronte assegno unico: entro il mese di Febbraio infatti arriveranno le tanto attese rivalutazioni legate al tasso inflazionistico. La quota minima degli aumenti sarà di 54,1 euro e massima a 189,2 euro. Le novità però non finiscono qui. Vediamole tutte nei prossimi paragrafi.

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Dalla settimana in corso via all’erogazione dell’assegno unico con aumenti legati al tasso d’inflazione. Questo è stato fissato all’8,1%, con aumenti che andranno da un minimo di 54 euro fino ad un massimo di circa 190. Saranno ben 5,4 milioni le famiglie che beneficeranno dei seguenti aumenti.

Assegno unico: via alle rivalutazioni degli importi

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La rivalutazione annuale in base all’indice di inflazione è prevista dal testo di legge che ha istituito l’assegno unico (Dlgs 230/2021) e l’Inps ha deciso di adeguare le erogazioni a partire dal mese di febbraio. Per quanto riguarda la quota rivalutata del mese di Gennaio, questa sarà erogata a partire dal mese di Marzo.

Il tasso di rivalutazione sarà dell’8,1%.

Rivalutazione: di quanto aumentano gli assegni?

Vediamo di quanto aumenteranno gli assegni unici dopo la rivalutazione inflazionistica. Grazie ai simulatori messi a disposizione, è semplice vedere di quanto aumenterà l’assegno. Gli aumenti saranno ancor più diffuse grazie all’innalzamento della fascia Isee a 16.215 euro. Da febbraio circa la metà dei beneficiari sfiorerà i 190 euro per figlio.

Assegno unico: quando rinnovare l’Isee?

Per ottenere la rivalutazione dell‘assegno unico è però necessario mantenerlo. Per fare questo sarà necessario presentare il nuovo Isee aggiornato con i redditi del 2021. Solo chi aggiornerà l’Isee entro il 30 giugno potrà ottenere gli importi arretrati ricalcolati in base al parametro dal mese di marzo.

Assegno unico: le novità

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Oltre alla rivalutazione, vi sono altre novità importanti circa l’assegno unico. Una di queste è che per poter beneficiare dell’aiuto “universale” per i figli, debba essere residente da almeno due anni in Italia (seppur non continuativi) oppure essere titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di durata almeno semestrale.