Assegno unico universale: il governo taglia le risorse

Mattia Anastasi
  • Dott. in Economia Aziendale con curriculum Manageriale
05/08/2022

Il governo ha deciso di tagliare le risorse destinate all’assegno unico universale per i figli a carico. La decisione deriva dal numero di richieste che sono state avanzate fino ad oggi. Le famiglie non saranno felici di questa scelta, anche se dettata dal risparmio necessario per accontentare i pochi contribuenti che ne hanno fatto richiesta. Approfondiamo la questione.

Bambini

Con l’approvazione definitiva del decreto Aiuti bis, il governo ha certificato il taglio dei fondi a disposizione per l’assegno unico universale. I fondi saranno ridotti di 630 milioni di euro: a cosa è dovuto il taglio? La decurtazione deriva dal report effettuato al 30 Giugno da parte dell’Inps, che ha evidenziato la presenza di importanti scostamenti dal planfond principale.

Quali effetti ci saranno sui cittadini?

Assegno unico: l’Inps opta per la decurtazione

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Come detto, il netto taglio ai fondi per l’assegno unico è stato deciso dopo il parere dell’Inps circa le spese eccessive sostenute dallo Stato nei primi quattro mesi di erogazione. In questo periodo di tempo sono stati pagati 4,8 miliardi di euro a 5,3 milioni di famiglie per 8,5 milioni di figli. In media sono stati versati 232 euro per richiedente, mentre per ogni figlio l’importo medio è di 145 euro.

L’Inps conferma inoltre che i dati che sono stati divulgati non comprendono i valori dell’assegno unico destinati a coloro che sono anche beneficiari del Reddito di Cittadinanza.

Assegno unico: pochi richiedenti, come mai?

Famiglia

La proposta dell’Inps di decurtare le risorse destinate all’assegno unico, deriva dalla scarsa quantità di richieste pervenute. La mole di domande si discosta moltissimo dal planfond originariamente stanziato, dunque è necessario rivedere i conti al ribasso, onde evitare di lasciare denaro senza destinazione.

La misura è stata elargita a circa sei milioni di italiani, con la maggioranza dei beneficiari che si concentrano in Calabria e Sicilia, raggiungendo l’89% delle richieste. Vi è però un gran numero di potenziali beneficiari che non ha fatto domanda, circa una famiglia su quattro.