Bitcoin e petrolio: gli effetti della guerra

Mattia Anastasi
  • Dott. in Economia Aziendale con curriculum Manageriale
02/03/2022

La guerra in Ucraina sta dando dei risvolti inaspettati sull’andamento di mercato di determinati asset, quali ad esempio il Bitcoin e il petrolio. Per entrambi si tratta del massimo livello raggiunto nei mesi recenti: cerchiamo di capire perché avviene ciò e quali sono i driver che hanno causato un tale effetto.

Bitcoin

Mentre da una parte l’effetto economico era più che attendibile, dall’altra si tratta di un evento del tutto inaspettato. L’aumento del prezzo del petrolio, in particolare del Brent, ossia il greggio estratto nel Mare del Nord, ha raggiunto i massimi storici.

Del tutto inaspettato è l’effetto sul Bitcoin, la criptovaluta principale per eccellenza: questa ha infatti sfondato quota 40 mila dollari dopo mesi di andamento al ribasso. Approfondiamo la questione.

Guerra in Ucraina: gli effetti sul petrolio

Benzina

Come detto, uno dei principali effetti della guerra tra Russia ed Ucraina è quello dell’aumento del prezzo del petrolio greggio. In particolare a subire il rincaro principale è il petrolio estratto nel Mare del Nord, che ha raggiunto quota 104,5 dollari al barile, un aumento di più del 6% rispetto al periodo precedente alla guerra.

Si tratta del livello massimo raggiunto da sette anni a questa parte, sintomo della rilevanza storico ed economica dello scontro tra le due potenze dell‘Est Europa.

Gli effetti inaspettati sul Bitcoin

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Oltre al prezzo del petrolio greggio, ha subito un’impennata anche il valore dei Bitcoin, che hanno toccato i massimi relativi degli ultimi mesi. In particolare la criptovaluta è riuscita a sfondare quota 40 mila dollari, raggiungendo la vetta dei 43650,80 dollari.

Si tratta di un aumento del 13% rispetto al periodo antecedente allo scontro armato, che al momento ha lasciato spiazzati moltissimi investitori. Nel mondo delle cripto però Bitcoin non è l’unica a far segnare un picco: anche Ether ha avuto un balzo del 10%, arrivando a quota 2907,88 dollari.

Il rialzo è giustificato dagli esperti come un aumento degli acquisti dovuto alla volontà dei cittadini russi ed ucraini di far uscire i capitali dalla Russia, sempre più colpita dalle sanzioni.