Bonus cultura 18 app: scoperta truffa da oltre 1 milione e mezzo di euro

Luca Paolucci
  • Laurea in Economia e Management
  • Laureato in Management Internazionale
06/06/2022

La Guardia di Finanza di Napoli ha sgominato una banda di truffatori che contattava via Instagram i giovani beneficiari del bonus cultura per convincerli a cedere il voucher in cambio di una ricarica Postepay pari al 30% del valore del buono. Vediamo i dettagli dell’indagine che ha portato a 16 misure cautelari.

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Contattavano i giovani e li convincevano a cedere il loro bonus cultura in cambio di ricariche Postepay pari al 30% del valore del voucher. La Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito 16 misure cautelari nei confronti degli ideatori della truffa e dei procacciatori, che adescavano i ragazzi su Instagram.

La banda avrebbe monetizzato più di 3.300 voucher, per un valore totale stimato in oltre 1 milione e 650 mila euro.

Bonus cultura: sgominata banda di truffatori

Oltre un milione e mezzo di euro di danni al Ministero della Cultura: è questa la portata della truffa che aveva ad oggetto il bonus cultura 18app.

Al centro dell’indagine una coppia di Napoli, un commerciante all’ingrosso di computer e la moglie, che si servivano di 14 procacciatori per reclutare i giovani appena maggiorenni su Instagram convincendoli a cedere i propri voucher in cambio di ricariche Postepay.

A sgominare la banda è stata la Guardia di Finanza di Napoli che, con la sostituta procuratrice Mariella Di Mauro, ha chiesto ed ottenuto dal gip Antonio Baldassarre l’emissione di 16 misure cautelari: un arresto, 11 domiciliari, 3 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e un obbligo di dimora. Notificato agli indagati anche un sequestro da circa 1 milione e 650 mila euro.

Truffa bonus cultura: come avveniva?

In cambio dei voucher da 500 euro i giovani ricevevano ricariche Postepay da 150 euro, pari a circa il 30% del totale del bonus. Chi faceva entrare nel giro un amico aveva diritto anche a 50 euro in più.

Una volta ottenuti i voucher, i truffatori simulavano soltanto l’acquisto dei beni o servizi inclusi nel bonus cultura, con l’emissione di fatture false.

Nel complesso, la banda è riuscita a monetizzare più di 3.300 voucher, con alcuni reclutatori che sarebbero riusciti a intascare fino a 300 mila euro.