Canone RAI 2022: si paga anche se non funziona il digitale terrestre?
Il canone RAI è la tassa dovuta da quei cittadini in possesso di un apparecchio televisivo. Ad oggi il canone Rai equivale a 9 euro al mese per 10 mesi sulle bollette dell’elettricità, mentre prima della riforma il costo era pari a 113 euro l’anno.
Secondo quanto stabilito dalla Commissione UE durante l’iter di accettazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, l’Italia dovrà provvedere quanto prima ad eliminare dalla bolletta tutti gli oneri non legati alla fornitura di energia elettrica, pertanto l’imposta sarà eliminata dalla bolletta delle famiglie italiane a partire dal 1° gennaio 2023.
Nel frattempo, esistono alcuni casi in cui si è esentati dal pagamento del canone RAI e in molti si chiedono se tra questi è previsto anche il caso in cui non funzioni il digitale terrestre. Vediamo insieme.
Canone RAI 2022: si paga se non funziona il digitale terrestre?
Il Canone RAI è la tassa dovuta in caso di possesso di apparecchi televisivi, pertanto anche se il digitale non dovesse funzionare, è comunque dovuto il pagamento della tassa, non essendo una tassa legata alla visione o meno dei canali.
Per richiedere l’esenzione è necessario dichiarare di non possedere televisori all’interno dell’abitazione tramite uno specifico modulo dell’Agenzia delle Entrate. Inoltre, l’esonero è previsto anche per gli over 75 con reddito annuo non superiore a 8 mila euro e senza conviventi con reddito proprio. Infine, l’esenzione è prevista anche per i diplomatici e i militari stranieri.
Per poter usufruire dell’esonero per lo meno a partire dal secondo semestre del 2022, è possibile fare richiesta tra il 1° febbraio e il 30 giugno 2022.
Come si pagherà il canone RAI il prossimo anno?
Il governo Draghi dovrà decidere entro gennaio del 2023 quale sistema adottare per il pagamento del canone Rai. Il rischio, infatti, è che si faccia marcia indietro, ai livelli di evasione fiscale che caratterizzavano il pagamento dell’imposta prima che fosse introdotta in bolletta.
Tra i vari modelli che l’Italia potrebbe adottare c’è sicuramente quello francese, in cui il canone una tassa aggiuntiva sulla prima casa e ogni anno, nel mese di novembre, si pagano 138 euro. Altrimenti, è possibile che il nostro Paese segua l’esempio di Spagna, Belgio, Olanda, Svezia e Norvegia, in cui in canone di fatto non esiste, ma lo lo Stato decide di assegnare al servizio pubblico una parte delle risorse provenienti delle tasse generali.
Tuttavia, è molto probabile che la tassa diventi una voce del 730.