Cedolare secca 2022: come funziona e requisiti

Mattia Anastasi
  • Dott. in Economia Aziendale con curriculum Manageriale
12/02/2022

Per favorire i contribuenti che non hanno una casa di proprietà e che sono costretti a vivere in affitto, il governo ha rilanciato il meccanismo della cedolare secca. Tale istituto consente di usufruire della tassazione agevolata sugli affitti: vediamo insieme come funziona e come ottenerla.

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I contribuenti che non sono in possesso di una propria abitazione possono usufruire della tassazione agevolata concessa dalla cedolare secca 2022. Tale meccanismo non ha subito variazioni rilevanti rispetto a quello del 2021: sarà dunque possibile ottenere lo sconto sulla tassazione se si è in possesso di determinati requisiti.

Tra i vantaggi della cedolare secca vi sono quelli di andare a pagare una tassa sostitutiva di IRPEF e addizionali, oltre ad essere esenti dal pagamento di imposta di registro e imposta di bollo. Approfondiamo la questione.

Cedolare secca 2022: come funziona

Casa

Vediamo in primis come funziona il meccanismo della cedolare secca 2022. In gergo tecnico si tratta di un regime fiscale opzionale, che consente di ottenere dei vantaggi fiscali sui canoni di affitto in locazione. L’aliquota di tassazione può essere del 21% o del 10%, in base al possesso di determinati requisiti.

Il regime fiscale della cedolare secca andrà dunque a sostituire quello fissato dall’IRPEF, portando con sé vantaggi e svantaggi. Tra i vantaggi vi è sicuramente il fatto che la tassazione verrà calcolata solo sull’immobile oggetto del contratto e non sull’intero reddito. La cedolare secca, non solo sostituisce l’IRPEF, ma ingloba anche le seguenti tassazioni:

  • le addizionali comunali e regionali;
  • l’imposta di bollo;
  • l’imposta di registro.

Cedolare secca 2022: i requisiti per le aliquote

Lavori, Casa

Vediamo ora in quali casi spetta l’aliquota al 21% o al 10%: ciò varia in base al possesso di determinati requisiti. L’aliquota al 21% viene applicata solo nei casi di canone di locazione libero. Differentemente accade invece per l’aliquota del 10%, che si applica solo nei contratti a canone concordato 3+2, stipulato però in uno dei seguenti Comuni:

  • carenza di soluzioni abitative: Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia e dei comuni confinanti con gli stessi nonché degli altri comuni capoluogo di provincia;
  • alta densità abitativa, e sono individuati dal Cipe;
  • colpiti da calamità naturali.

L’aliquota di affitto al 10% si applica inoltre anche ai contratti seguenti:

  • ai contratti di affitto a studenti fuori sede;
  • ai contratti transitori, cioè i contratti di locazione per un periodo non inferiore a un mese e per un massimo di 18 mesi.