Confindustria: “L’energia è la vera emergenza”
Nella giornata di ieri il Presidente di Confindustria Bonomi è intervenuto nel classico convegno degli industriali, dove sono state sottolineate quali sono le vere urgenze dell’Italia. Non si tratta dunque di flat tax o di pensioni anticipate, bensì della crisi energetica: quella è la vera emergenza. Vediamo nel seguente articolo i dettagli della vicenda.
L’intervento del Presidente di Confindustria Bonomi era molto atteso, in quanto sarebbero state elencate quali sono le priorità per il mondo dell’industria, principale caposaldo dell’economia italiana. Le attese non sono state tradite e l’intervento ha più le sembianze di un monito per il prossimo governo che si andrà ad instaurare.
Cerchiamo di approfondire la questione nel seguente articolo insieme.
Bonomi: quali sono le principali emergenze per l’Italia?
Vediamo quali sono per il Presidente di Confindustria le principali preoccupazioni per il nuovo governo che si andrà ad instaurare. Per dare spago a questo tema, prendiamo in prestito le parole del Presidente stesso che ha spiegato:
Non possiamo permetterci immaginifiche flat tax e prepensionamenti. Non vogliamo negare ai partiti di perseguire le promesse elettorali ma oggi energia e finanza pubblica sono due fronti di emergenza che non possono ammettere follie per evitare l’incontrollata crescita di debito e deficit.
Una stoccata importante alle politiche proposte dalla coalizione di centrodestra, che ben si riflette in entrambe le misure.
Bonomi: come migliorare la situazione energetica?
Sempre stando a quanto riportato dal Presidente di Confindustria Bonomi, una soluzione per superare la crisi energetica è quella di essere uniti a livello comunitario. L’Unione Europea è in fase di indebolimento, ma è proprio in queste fasi che deve uscire lo spirito europeista alla base dei Trattati fondanti la comunità.
Bonomi a riguardo ha una visione molto chiara:
Bisogna dirlo chiaro: serve una Europa che condivida gli sforzi (sul gas) come è stata unita sulle sanzioni. Non si può essere uniti sulle sanzioni e poi lasciare da soli i Paesi più esposti, perché il rischio è di esporre imprese e famiglie a colpi asimmetrici.