Decreto Lavoro 2023: le ultime novità in materia di pensioni
Il primo maggio il Governo ha approvato il Decreto Lavoro, che introduce alcune novità anche in materia pensioni. Vediamo insieme quali sono gli ultimi interventi previsti.
Tra gli interventi previsti dal Decreto Lavoro, alcuni di questi riguardano le pensioni, tra cui la proroga del contratto di espansione e il nuovo calendario per la domanda delle pensioni precoci. Inoltre, è stata inserita una novità per quanto riguarda la ricongiunzione dei contribuiti, per cui cambia il modo di conteggiare la rivalutazione del montante contributivo. Vediamo insieme nel dettaglio.
Decreto lavoro: come cambia la ricongiunzione dei contributi
La ricongiunzione dei contributi permette di trasferire i versamenti effettuati presso enti previdenziali differenti presso un unico soggetto, che procederà con il calcolo delle pensioni in base alle proprie regole. Per effettuare questa operazione, bisogna pagare un onere che copre l’armonizzazione delle diverse regole previste dai vari enti pensionistici, e che finora vedeva l’applicazione un tasso di rivalutazione del 4,5%.
Secondo quanto previsto dal recente comunicato del Governo, la ricongiunzione ai fini previdenziali dei periodi assicurativi sarà applicata allineando il rendimento previsto a quello offerto dal sistema contributivo, pari alla media quinquennale del tasso di crescita del PIL. Ciò significa che chi sceglie la ricongiunzione avrà una rivalutazione del montante contributivo inferiore ed un onere in proporzione più elevato, in quanto negli ultimi cinque la media del PIL è stata inferiore al 4,5%.
Domanda pensione precoci
In merito alle la pensione precoci, la principale novità riguarda l’allineamento della scadenze per presentare la domanda a quella prevista per l’APE Sociale, per cui è stata aggiunta la data del 15 luglio.
Nello specifico, chi ha i requisiti per ritirarsi con la cosiddetta Quota 41, potrà presentare domanda entro il 31 marzo o entro il 15 luglio, oltre che entro il 30 novembre.
Contratto di espansione
Il contratto di espansione è stato prorogato di due anni, fino al 31 dicembre 2025. Si tratta di uno scivolo pensionistico attivabile in specifiche situazioni di crisi aziendale, previo accordo sindacale, nei confronti di lavoratori a cui mancano al massimo cinque anni alla pensione, a fronte di nuove assunzioni. L’azienda sostanzialmente paga una somma pari alla pensione maturata al momento della cessazione del rapporto.