Destinazione TFR: le scelte per i lavoratori
La destinazione del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) rappresenta una scelta importante per i lavoratori. Le opzioni includono il mantenimento del TFR in azienda, il versamento al Fondo tesoreria INPS o la destinazione a un fondo di previdenza complementare.
Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) rappresenta un elemento retributivo accumulato mensilmente durante il rapporto di lavoro, ma che viene liquidato solo al termine dell’impiego.
Ogni dipendente, al momento dell’assunzione, deve decidere come gestire il proprio TFR, con tre opzioni disponibili. Il TFR può essere maturato e liquidato direttamente in azienda, attraverso il cosiddetto “TFR in azienda”, oppure può essere versato al Fondo tesoreria dell’INPS. In alternativa, i dipendenti possono scegliere di destinare il loro TFR a un fondo di previdenza complementare, che verrà liquidato al momento del pensionamento.
Come scegliere la destinazione del TFR
La scelta della destinazione del TFR avviene attraverso la compilazione del modulo TFR2, che il datore di lavoro è tenuto a fornire al dipendente. Nel caso in cui il lavoratore opti per la destinazione al fondo di previdenza complementare, è necessario indicare il nome specifico del fondo, la data di adesione e allegare una copia del documento di adesione.
Come funziona la destinazione automatica
Nel caso in cui il dipendente non esprima una scelta entro sei mesi dall’assunzione, il TFR viene automaticamente devoluto alla previdenza complementare a partire dal mese successivo alla scadenza del semestre.
La destinazione del TFR in questo caso dipende dalla forma pensionistica indicata nel contratto collettivo nazionale di lavoro applicato o negli accordi territoriali/aziendali. In assenza di specifici accordi, il TFR sarà destinato alla forma pensionistica scelta dal maggior numero di lavoratori dell’azienda o, se ciò non è possibile, al Fondo Cometa.
Fondo tesoriera INPS
Nel caso in cui il TFR venga destinato al Fondo tesoreria INPS, la gestione dell’importo varia a seconda delle dimensioni dell’azienda. Per le aziende con un numero di dipendenti fino a 49, il datore di lavoro si occupa della gestione del TFR. Per le aziende con almeno 50 dipendenti, il TFR maturato viene versato al Fondo tesoreria INPS.
Al momento della cessazione del rapporto di lavoro, le quote accantonate del TFR vengono anticipate al dipendente nel cedolino di paga dal datore di lavoro. Successivamente, il datore di lavoro recupera le somme anticipate dall’INPS utilizzandole come credito per ridurre i debiti dovuti tramite il modello F24.
Come funziona la rivalutazione
Le quote accantonate del TFR, sia in azienda che al Fondo tesoreria INPS, vengono rivalutate secondo le stesse modalità. L’Inps si fa carico della rivalutazione, insieme alla quota mensile di TFR, per compensare gli effetti dell’inflazione. La rivalutazione si basa su un tasso composto, composto dal valore fisso dell’1,5% più il 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, determinato dall’Istat.
Le somme versate alla previdenza complementare, invece, vengono investite in base al profilo di rischio scelto dall’iscritto. Questo permette di diversificare gli investimenti, ad esempio, privilegiando i mercati azionari o obbligazionari.
Accessibilità delle somme
Una differenza significativa tra il TFR destinato al Fondo tesoreria e quello destinato alla previdenza complementare riguarda l’accessibilità delle somme accantonate. Nel primo caso, il TFR è disponibile al momento della cessazione del rapporto di lavoro, mentre nel secondo caso le somme saranno accessibili solo al momento del pensionamento, salvo anticipazioni o riscatti previsti.