Dichiarazione Sostitutiva 2021: quando serve, cos’è e come funziona
Dopo aver presentato la Dichiarazione dei Redditi è possibile che vi siano alcune cifre o voci non corrette. Per risolvere questo problema si è soliti presentare la Dichiarazione Sostitutiva, che andrà di fatto a sostituire a quella precedente: vediamo come funziona.
Una volta presentata la Dichiarazione dei Redditi entro la scadenza segnalata dall’Agenzia delle Entrate non è detto che questa sia la versione definitiva e finale. Infatti, in presenza di eventuali errori o discordanze, questa può essere corretta e sostituita mediante la Dichiarazione Sostitutiva.
Le eventuali sanzioni dipendono dalla tempistica con cui si è presentata la Dichiarazione Sostitutiva a quella precedentemente inviata.
Esistono due differenti tipologie di Dichiarazione Sostitutiva: integrativa o correttiva nei termini. Vediamo come funzionano.
Dichiarazione Sostitutiva: come funziona la dichiarazione integrativa?
Una volta inviata la Dichiarazione dei Redditi e scaduti i termini è possibile inviare la dichiarazione integrativa, purchè sia completa in tutte le sue parti.
Unico presupposto richiesto è che sia stata precedentemente presentata una Dichiarazione dei Redditi valida. Per essere valida va presentata entro la scadenza (o entro 90 giorni dal termine ultimo pagando una penale di 25 euro).
Se presentata oltre, questa si cosidera omessa e non valida. Può comunque essere valida per la riscossione delle imposte. Tramite dichiarazione integrativa possono essere effettuate rettifiche fino a 5 anni dalla presentazione, con sanzioni che verranno applicate in misura fissa.
Come funziona la dichiarazione correttiva nei termini?
A differenza della dichiarazione integrativa, questa tipologia va inviata inderogabilmente entro il termine dei 90 giorni dalla scadenza, in quanto si va integralmente a sostituire alla precedente. Si invia quando ci si accorge di aver commesso degli errori di compilazione o di aver sbagliato ad inserire cifre.
Di norma, la presentazione di questa non comporta sanzione alcuna, tranne nei casi in cui la nuova dichiarazione vada ad aumentare i debiti o a diminuire i crediti del contribuente. In questo caso si deve pagare una penale, maggiorata degli interessi maturati nel mentre. Ovviamente nel caso di rettifica a favore nulla è dovuto.