Dimissioni per giusta causa, NASpI: come funziona e quando spetta
Vi sono dei casi in cui l’indennità mensile di disoccupazione, la cosiddetta NASpI, spetta anche quando ci si licenzia per giusta causa. Cerchiamo di capire quali sono i casi rientranti nel sistema e come è possibile accedervi.
Di norma, la possibilità di accedere all’indennità di disoccupazione (NASpI) era preclusa solo a coloro che hanno perso l’occupazione involontariamente. Questa regola però, nonostante la sua semplicità, ha fatto sorgere nel corso degli anni numerosi dubbi in particolare legati a due fattispecie molto frequenti:
- il licenziamento disciplinare;
- le dimissioni per giusta causa.
La seconda causa in particolare ha attirato l’attenzione del legislatore, in quanto si trova al centro di un acceso dibattito. Scopriamo i dettagli della vicenda insieme.
Dimissioni per giusta causa: si può ottenere la NASpI?
La risposta è sì. In un recente sollecito ricevuto dall’Inps, è stato proprio l’ente di previdenza a chiarire una volta per tutte la vicenda, confermando che vi è possibilità di ottenere l’indennità di disoccupazione anche quando vengono rassegnate le dimissioni per giusta causa.
Queste le dichiarazioni dell’Inps:
“Sono disoccupati tutti i soggetti privi di impiego che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione e che dichiarino in forma telematica al portale nazionale delle politiche del lavoro la propria immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa e alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro concordate con il centro per l’impiego”.
Quali sono i casi di dimissioni per giusta causa?
Dopo aver chiarito il dubbio dell’ammissibilità, cerchiamo di fare chiarezza su quando le dimissioni sono da considerare per giusta causa. Di norma è stato chiarito che si tratta di dimissioni per giusta causa quando sussiste un’inadempienza da parte dell’azienda talmente grave da rendere impossibile la prosecuzione del rapporto di lavoro.
Eccone alcuni esempi:
- mancato pagamento degli stipendi od omesso versamento dei contributi;
- comportamento ingiurioso del superiore;
- pretesa del datore di lavoro di prestazioni illecite;
- mobbing;
- molestie sessuali nei luoghi di lavoro;
- demansionamento.