Fisco: cosa succede con l’addio di Draghi?

Mattia Anastasi
  • Dott. in Economia Aziendale con curriculum Manageriale
22/07/2022

L’addio dell’ormai ex premier Mario Draghi lascerà più luci che ombre, in particolare per quanto riguarda l’ambito del fisco. Risultano essere ancora da riscuotere circa mille miliardi di euro, risalenti anche a più di 20 anni fa. Il premier aveva tentato una riappacificazione con i debitori: cosa rimane di tutto questo?

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Uno dei punti cardine fondanti il governo di Mario Draghi era quello di tentare di risolvere, o quantomeno di arginare, i problemi dell’Italia legati alla Riscossione. Nel discorso al Senato del 20 Luglio ci si è soffermati sulla gravità del problema, dove sono oltre mille i miliardi che l’Italia deve riscuotere dai debitori fiscali.

Mille miliardi sono più della metà del Pil italiano, una cifra enorme che grava sulla testa di tutti noi cittadini. Cosa succederà dopo l’addio di Draghi?

Fisco: i debiti degli italiani sono di oltre mille miliardi di euro

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Quando Mario Draghi ha parlato al Senato della Repubblica, si è soffermato sul debito che gli italiani hanno verso il Fisco: la cifra citata è quella dei mille miliardi di euro. E non è un numero citato solo per spaventare i cittadini, benchè una realtà assodata e ormai radicata nei bilanci: si tratta di oltre il 50% del Pil del nostro paese.

I problemi si ripercuotono ormai da anni, in quanto l’Italia è vittima di anni di evasione fiscale che hanno portato il debito sui livelli attuali. Cosa si può fare per migliorare la situazione?

Debiti con il Fisco: urge una riforma il prima possibile

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L’ormai fallito tentativo del premier Draghi di sistemare la vicenda legata alla Riscossione, rende ormai palese il bisogno di una riforma del sistema fiscale italiano, ormai rimandata da troppo tempo. Con la Legge di Bilancio 2022 è stato dato un primo incipit, ma ovviamente sarà essenziale dare continuità a questa manovra.

Il punto centrale sta nella copertura degli oneri di Riscossione, che graveranno interamente sulle casse dello Stato. Questi vengono aboliti delle seguenti percentuali:

  • 3% in caso di pagamento entro i sessanta giorni;
  • 6% se la scadenza dei sessanta giorni non viene rispettata, insieme agli interessi di mora;
  • 1% delle somme iscritte a ruolo nel caso di riscossione spontanea.