Il ritorno dell’Iri nel panorama fiscale italiano

Matteo Bertocci
  • Laureando presso l'Università di Perugia
26/08/2023

La legge delega pubblicata a metà agosto riporta l’imposta sul reddito di impresa (Iri) introdotta nel 2017 e poi abrogata nel 2019. Questa imposta, con tassazione agevolata al 24%, potrebbe coinvolgere 300 mila piccole imprese, incentivando il reinvestimento degli utili e creando un impatto nel sistema fiscale.

Il ritorno dell’Iri nel panorama fiscale italiano

La legge delega, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale lo scorso 14 agosto, sta per portare un radicale cambiamento nel sistema fiscale italiano. Tra le varie novità, spicca il ritorno dell’imposta sul reddito di impresa (Iri), una mossa che potrebbe coinvolgere circa 300 mila piccole imprese e professionisti. Un’occhiata al passato e alle ragioni dietro questa decisione può aiutare a comprendere meglio l’attuale contesto.

Panoramica sull’Iri e il suo passato

Il ritorno dell’Iri nel panorama fiscale italiano

Introdotto nel 2017, l’Iri consentiva di tassare separatamente i capitali personali dei soci di un’impresa dal reddito d’impresa effettivo. Questo offriva alle società di persone l’opportunità di optare per una tassazione più simile a quella applicata alle società di capitali, con un’agevolata aliquota fissa al 24% per il solo reddito d’impresa, basata sullo stesso principio della flat tax impiegata per l’Ires.

Tuttavia, nel 2019, la Legge di Bilancio abrogò l’Iri introducendo un regime forfettario con un’aliquota del 15% per i redditi da lavoro autonomo.

Ritorno dell’Iri e tassazione al 24%

Il ritorno dell’Iri nel panorama fiscale italiano

La nuova legge delega, in particolare l’articolo 5, offre la possibilità alle imprese, comprese le più piccole, di scegliere un regime di tassazione opzionale per i redditi di impresa in contabilità ordinaria. L’obiettivo è uniformare l’imposizione per tutte le imprese al 24%, sottolineando però che questa tassazione si applica solo ai capitali lasciati in azienda e reinvestiti, mentre per gli utili distribuiti ai soci rimane la tassazione progressiva.

Implicazioni e benefici

Il ritorno dell’Iri nel panorama fiscale italiano

Il ritorno dell’Iri potrebbe spingere le imprese a evitare la distribuzione degli utili, dato che l’aliquota agevolata al 24% si applica solo ai capitali reinvestiti. Ciò influisce anche sulla tassazione personale dell’imprenditore, che deve considerare tutti i redditi personali, inclusi quelli derivanti dall’attività d’impresa, soggetti all’aliquota progressiva Irpef.

La decisione di optare per l’Iri richiede la scelta della contabilità ordinaria e il reinvestimento degli utili. Oltre al vantaggio dell’aliquota agevolata, le imprese godrebbero anche dell’esenzione dalle addizionali comunali e regionali all’Irpef sulla parte di capitale soggetta all’Iri.

In attesa della riforma degli scaglioni e delle aliquote Irpef, l’applicazione pratica dell’Iri su prelievi personali o utili distribuiti resta da chiarire.