Iscro per le partite IVA: come funziona?
La normativa italiana prevede la possibilità di utilizzare una speciale forma di cassa integrazione per le partite IVA. Questa prende anche il nome di ISCRO, e per accedervi sono necessari determinati requisiti: scopriamo insieme tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
La speciale opzione Iscro è una cassa integrazione pensata appositamente per una determinata categoria di lavoratori: le partite IVA. Ma non basta, oltre ad essere in possesso della partita IVA, è necessario avere altri requisiti: uno su tutti è quello di essere iscritti alla gestione separata dell’INPS.
Gli obiettivi della misura sono quelli di favorire la crescita delle partite IVA e allo stesso tempo di sostenere i professionisti in questo periodo molto complesso.
Iscro: come funziona?
Vediamo in primis come funziona la Iscro, la cassa integrazione ideata appositamente per le partite IVA. Il suo arrivo è stato annunciato dal Vice-Ministro all’Economia Antonio Misiani, per sostenere appunto i professionisti e le partite IVA. L’acronimo Iscro significa letteralmente “Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa“.
La misura garantirà ai beneficiari un sostegno che va dai 250 euro agli 800 euro mensili; ovviamente, vi sono dei requisiti che devono essere soddisfatti. La cassa integrazione verrà somministrata per un massimo di sei mesi.
Iscro partite IVA: quali sono i requisiti?
Analizziamo ora quali sono i requisiti che i possessori delle partite IVA devono avere per poter ottenere la cassa integrazione Iscro. Nel dettaglio sono:
- iscrizione alla Gestione separata dell’Inps;
- aver prodotto un reddito di lavoro autonomo, nell’anno precedente la presentazione della domanda, inferiore al 50% della media dei redditi da lavoro autonomo conseguiti nei tre anni precedenti l’anno anteriore la presentazione della domanda;
- apertura della partita Iva da almeno 4 anni;
- reddito complessivo dichiarato non superiore a 8.229,76 euro per il 2022.
Gli importi spettanti aggiornati al 2022 sono i seguenti: spetterà un minimo di 254,75 euro e un massimo di 815,20 euro. Questo chiaramente in considerazione dei nuovi aggiustamenti causati dall’inflazione.