Mutuo, cosa scegliere: tasso fisso o variabile?

Camilla Principi
  • Dott. in Scienze della Comunicazione
01/06/2023

Nel primo trimestre dell’anno, il 93% delle richieste di mutui ha riguardato tassi fissi, mentre la percentuale di richieste provenienti dai giovani under 36 è scesa al 29%.

Acquisto, Casa

Secondo la Bussola Mutui di Crif e MutuiSupermarket.it, l’aumento dei tassi variabili ha consolidato la preferenza per i tassi fissi nel mercato dei mutui, ma ha anche ridotto la quota di giovani under 36 che cercano finanziamenti per l’acquisto di una casa.

Mutuo: perché i giovani non lo richiedono?

Tassa, Casa

L’analisi aggiornata al primo trimestre del 2023 mostra che la fascia dei giovani under 36 ha ridotto la sua presenza dal 38% delle richieste totali sul canale online nel terzo trimestre del 2022 al 29% nel primo trimestre del 2023. Ciò è dovuto all’aumento del costo del denaro che, a parità di reddito, riduce l’importo ottenibile tramite un nuovo mutuo. Di conseguenza, un numero crescente di giovani under 36 rimanda la decisione di acquistare una casa e di richiedere un mutuo.

Inoltre, manca solo un mese alla scadenza del rafforzamento del Fondo di garanzia prima casa dedicato ai giovani, che terminerà il 30 giugno. In futuro, sarà necessario fare affidamento sulle “nuove offerte di mutui dedicate alla fascia under 36, con tassi scontati per i giovani e durate fino a 40 anni, che dovrebbero sostenere la domanda di questo importante segmento”.

Se guardiamo all’andamento generale del mercato, nel primo trimestre l’Euribor è aumentato ulteriormente a causa delle restrizioni imposte dalla Banca centrale europea, passando da poco più del 2% a una media di quasi il 3% a marzo.

Nel frattempo, il tasso di riferimento per i mutui a tasso fisso (Irs) è salito da una media del 2,57% a una media del 2,88%. Questo aumento differenziato dei tassi e la paura di ulteriori aumenti dell’Euribor nei prossimi mesi hanno generato una polarizzazione nella scelta tra mutui a tasso fisso e variabile. Di conseguenza, la percentuale di richieste di mutui a tasso fisso sul canale online è passata dal 58% del totale nel terzo trimestre del 2022 al 93% nel primo trimestre del 2023.

Mutuo: tasso fisso o variabile?Tassa, Casa

Secondo l’analisi, non sono solo i movimenti dei tassi a influenzare l’offerta, ma anche le politiche commerciali delle banche. Prendendo come esempio un tipico mutuo per l’acquisto di una casa, con un importo di 140.000 euro, un valore immobiliare di 220.000 euro e una durata di 25 anni, un richiedente di 35 anni può ottenere attualmente un tasso variabile migliore, pari al 3,45%, con una rata mensile di 697 euro.

D’altra parte, il miglior tasso fisso permette di ottenere un tasso dell’2,99% (quindi quasi lo 0,5% in meno rispetto al tasso variabile corrispondente) con una rata mensile fissa di 663 euro, inferiore di 34 euro rispetto alla rata del mutuo a tasso variabile. Naturalmente, sorge la domanda su cosa accadrà quando la BCE inizierà a invertire la tendenza, ma per il momento sembra che si stia sfruttando l’occasione.

La ricerca afferma che per coloro che già possedevano un mutuo a tasso variabile, l’importante aumento dell’Euribor a 3 mesi, che è arrivato al 3,66% nel periodo gennaio 2022-marzo 2023, ha comportato un aumento significativo dell’importo della rata nel corso dei mesi.

Ciò ha portato, a partire dal terzo trimestre del 2022, a un forte aumento della domanda di mutui per la surroga, trainata da mutuatari interessati a proteggersi da futuri e ulteriori aumenti delle rate. La domanda di mutui per la surroga continua a crescere e nel primo trimestre del 2023 rappresenta il 36% delle richieste totali online, rispetto al 24% del quarto trimestre del 2022.

Inoltre, il complicarsi della situazione dei mutui ha un impatto evidente anche sull’andamento del mercato immobiliare, con una diminuzione delle compravendite nella fase finale del 2022 dopo oltre due anni di crescita. Stefano Magnolfi, Executive Director CRIF Real Estate Services, osserva:

“L’ultimo scorcio del 2022 ha evidenziato per la prima volta un calo nei volumi scambiati dopo nove trimestri di crescita in ripresa dall’effetto Covid” prosegue Magnolfi. “È quindi solo alla fine dell’anno scorso che, per l’effetto combinato di tassi, in vistoso aumento, e crescita dei prezzi, sostenuti dall’inflazione, sul mercato delle transazioni si sono manifestati i primi segnali di riduzione degli scambi. Che però, con quasi 800.000 compravendite sull’anno, rimangono ancora su livelli superiori alla media di lungo periodo. Le previsioni per il 2023 sono improntate in realtà a una riduzione a due cifre anche per il perdurare di politiche restrittive sul mercato dei mutui, tanto che la quota di abitazioni acquistate con mutuo ammonta, a fine 2022, al 42,8%, quando a inizio anno ci si posizionava sul 52%, a sottolineare che compra sempre di più chi i soldi li ha già e non ha bisogno di ricorrere a mutuo”.