Neonati, permesso retribuito per il padre: quando spetta e come funziona

Mattia Anastasi
  • Dott. in Economia Aziendale con curriculum Manageriale
20/08/2021

Ottenere riduzioni dell’orario di lavoro a causa dell’arrivo di un bebè è possibile solo per le mamme? In determinate circostanze anche ai papà è concessa una decurtazione di una o due ore di lavoro per gestire il neonato: vediamo nel dettaglio cosa dice la normativa in vigore.

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Per i neo-papà è possibile ottenere una riduzione dell’orario di lavoro per badare ai bisogni del neonato senza perdere alcuna retribuzione.

Questo diritto è compreso all’interno della definizione di lavoratore, ma non sempre è conosciuto in quanto spesso sono le mamme ad usufruirne.

Tale diritto è il cosiddetto “permesso per allattamento“, che consente di tagliare l’orario di lavoro di alcune ore per allattare e accudire il lattante: scopriamo in quali situazioni a beneficiarne è il padre.

Permessi per allattamento: in quali circostanze spetta ai papà?

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La definizione di questa particolare possibilità viene data dall’Inps, che nomencla il seguente diritto come “indennità per riposi giornalieri per padri e madri dipendenti”.

Si tratta, nel concreto, di decurtazioni dell’orario lavorativo retribuite al 100%, che si possono ottenere fin quando il neonato ha un anno di vita. Va inoltre specificato che il bambino può essere anche affidato o dato in affidamento alla famiglia.

Per poter usufruire di questo diritto il genitore deve avere un rapporto lavorativo regolare in corso. Per poterne godere il padre e non la madre, invece, devono sussistere le seguenti condizioni:

  • la madre dipendente non se ne avvalga per espressa rinuncia;
  • la madre appartiene ad una delle categorie non aventi diritto ai riposi stessi.

Che succede se la mamma è disoccupata?

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Il padre può godere del diritto al posto della madre anche in altri casi, quali:

  • la morte o una grave infermità della madre;
  • l’affidamento esclusivo dei figli al padre;
  • nel caso in cui la madre non è lavoratrice dipendente.

A logica, si suppone che all’interno della terza categoria vi rientri anche il caso in cui la madre sia disoccupata. Ciò è stato confermato dalla giurisprudenza, con la sentenza n. 4293 del 2008, che ha reputato il padre ammissibile al diritto quando la madre è disoccupata.