Pensioni: come funziona Quota 41 con soglia anagrafica
La maggioranza di centrodestra sta valutando le varie opzioni possibili da mettere in atto per la riforma pensioni. Tra le ipotesi più plausibili rientra Quota 41 ma con una soglia anagrafica. Vediamo insieme cosa prevede.
Tra le ipotesi che il nuovo governo sta valutando per la riforma delle pensioni rientra anche Quota 41, l’opzione di pensionamento che spetta a coloro che hanno 41 anni di contributi a prescindere dall’età.
Tuttavia, l’estensione di questa opzione potrebbe portare una modifica della stessa con l’introduzione di una soglia anagrafica. Vediamo insieme nel dettaglio.
Pensioni: Quota 41 con soglia d’età
Quota 41 è l’opzione di pensionamento che spetta a coloro che hanno 41 anni di contributi a prescindere dall’età e rappresenta la priorità della Lega, oltre che essere l’opzione con l’approvazione dei sindacati.
Tuttavia i costi di questa ipotesi non sono trascurabili: secondo le stime della Ragioneria di Stato, infatti, il costo sarebbe di circa 5 miliardi l’anno, con un picco di 9 miliardi, e contribuirebbe ancora di più a innalzare la spesa pensionistica.
Proprio per la necessità di ridurre l’impatto sui conti pubblici, il centrodestra sta valutando di vincolare Quota 41 a una soglia anagrafica, anche se questa possibilità non piace affatto al partito di Matteo Salvini.
Secondo indiscrezioni, la soglia potrebbe essere tra i 60 e i 61 anni, di fatto introducendo una sorta di Quota 101 o Quota 102 (comunque diversa da quella attuale, per la quale sono necessari 38 anni di contributi e 64 anni di età).
Opzione Donna estesa anche agli uomini: si farà?
Tra le ipotesi al vaglio del nuovo governo Meloni per la riforma pensioni c’è anche Opzione Uomo, una sorta di estensione della già esistente Opzione Donna agli uomini.
Per Opzione Uomo si intende la pensione anticipata a 58-59 anni con 35 di contributi e ricalcolo dell’assegno tutto contributivo. Chi decide di andare in pensione prima con i requisiti contributivi e di età anagrafica precedenti, potrà farlo ma con un assegno ridotto, con un taglio che potrà ammontare fino a un terzo.
Nonostante ciò, sembrerebbe che questa opzione sia stata definitivamente abbandonata dalla maggioranza poiché ci sarebbe una penalizzazione in uscita, in quanto l’assegno di pensione verrebbe interamente ricalcolato con il sistema contributivo, comportando una riduzione che a seconda dei casi può arrivare anche al 30%.