Pensioni, da Quota 103 a Opzione Donna: le vie d’uscita per il 2023

Rachele Luttazi
  • Esperta in welfare e bonus
  • Laurea Magistrale in Economia dell'Ambiente e della Cultura
29/12/2022

Tra gli interventi inseriti nella Legge di Bilancio per il prossimo anno, alcuni riguardano le pensioni. Da Quota 103 a Opzione Donna, vediamo insieme cosa cambierà a partire dal 2023.

money-1-min

La Legge di Bilancio è intervenuta anche sulle pensioni, introducendo per il 2023 delle soluzioni ponte, in attesa di una riforma più completa per il 2024.

Tra gli interventi previsti dalla Manovra troviamo la rivalutazione degli assegni pensionistici, ma anche l’introduzione di Quota 103 e la riformulazione di Opzione Donna. Ma non solo. Vediamo insieme tutte le vie d’uscita dal mondo del lavoro disponibili da gennaio.

Pensioni: cosa cambia dal 2023

money-2

Innanzitutto, la Manovra ha introdotto per il 2023 Quota 103, la quale consentirà di andare in pensione anticipatamente con il raggiungimento dei 62 anni d’età e 41 di contributi. Chi rientra in questa finestra non potrà prendere una pensione superiore a 5 volte la minima, fino alla maturazione dei requisiti (cioè dai 62 ai 67 anni).

A questa opzione di pensionamento, si affianca la possibilità di usufruire del cd. bonus Maroni, un incentivo rivolto a coloro che intendono rimandare l’uscita dal mondo del lavoro e che corrisponderà al trasferimento direttamente nello stipendio della quota di contributi a carico del lavoratore dipendente (circa il 9,19%).

Per quanto riguarda Opzione Donna, quest’ultima è stata confermata per il 2023, ma potranno accedervi solo tre categorie di lavoratrici: caregiver, invalide almeno al 74% licenziate e dipendenti da aziende con tavolo di crisi. Inoltre, l’età prevista per accedere all’opzione di pensionamento anticipato è pari a 60 anni e può essere ridotta di un anno per ogni figlio, nel limite massimo di 2 anni, con 35 anni di contributi.

Infine, a partire dal 2023, le pensioni con importo limite pari a 4 volte il trattamento minimo saranno soggette a rivalutazione e a un tasso pari al 7,3%, sulla base dell‘inflazione registrata nel 2022. Le fasce di perequazioni attive dal 1° gennaio sono le seguenti:

  • 100% fino a 4 volte il trattamento minimo
  • 85% da 4 a 5 volte il trattamento minimo
  • 53% da 5 a 6 volte il trattamento minimo
  • 47% da 6 a 8 volte il trattamento minimo
  • 37% da 8 a 10 volte il trattamento minimo
  • 32% oltre le 10 volte il trattamento minimo.