Pensioni minime 2023: quando arriva l’aumento?
L’aumento previsto per le pensioni minime a 600 euro non è ancora arrivato. Ma per quale motivo? E per quando è atteso? Facciamo chiarezza in merito.
Il centrodestra ha incluso nell’agenda elettorale l’aumento delle pensioni minime, diventando una delle priorità per la maggioranza, soprattutto per Forza Italia. Tuttavia, nonostante l’inclusione di tale aumento nella precedente legge di bilancio da parte del governo Meloni, che prevedeva un aumento delle pensioni sopra i 75 anni a 600 euro solo per il 2023, l’aumento non è stato ancora attuato entro maggio. Il ritardo sembra essere dovuto alla difficoltà di definire il gruppo di pensionati che dovrebbero beneficiare di tale aumento.
L’aumento della pensione minima nel 2023 e nel 2024
La norma approvata nella legge di bilancio a dicembre prevede un aumento dell’1,5% per gli assegni inferiori o pari al trattamento minimo secondo le soglie dell’INPS. Nel dettaglio, per il 2023, la soglia stabilita è di 563,73 euro. Pertanto, con l’aumento previsto, coloro che ricevono un’assegno minimo supereranno di poco i 572 euro. Tuttavia, per raggiungere l’obiettivo simbolico di 600 euro al mese, per i pensionati con più di 75 anni è previsto un aumento del +6,4%. Di conseguenza, per i beneficiari in questa fascia d’età che percepiscono l’assegno minimo, la somma effettiva aumenterebbe a 599,82 euro.
Un aumento temporaneo
È importante sottolineare che si tratta di un aumento temporaneo. Nel 2024, infatti, gli incrementi previsti per il 2023 saranno annullati e si tornerà al trattamento minimo INPS, che sarà aggiornato in base all’inflazione, quindi superiore ai 563,73 euro attuali. A quel punto, ci sarà un nuovo aumento uguale per tutti, pari al +2,7%, indipendentemente dall’età.
Un nuovo aumento uguale per tutti nel 2024
Nel 2024, gli incrementi previsti per il 2023 saranno cancellati e si passerà a un aumento uguale per tutti i beneficiari delle pensioni. Questo aumento sarà del +2,7% e non dipenderà dall’età dei pensionati. Tale misura mira a garantire un trattamento equo e uniforme per tutti i pensionati.
Ritardi negli aumenti e necessità di definire i beneficiari
Gli aumenti degli assegni da 600 euro per i pensionati oltre i 75 anni che ricevono la soglia minima dell’INPS sono in ritardo e non sono ancora stati erogati. Il motivo di tale ritardo, secondo le informazioni disponibili in assenza di comunicazioni ufficiali, sembra risiedere nella mancanza di precisione nella formulazione della norma.
È necessario identificare in modo più chiaro il gruppo di beneficiari: considerando anche coloro che per motivi tecnici percepiscono importi inferiori alla soglia minima, l’aumento potrebbe coinvolgere fino a due milioni di pensionati. Ciò potrebbe rendere insufficienti i fondi previsti, pari a 480 milioni di euro per il 2023 e 379 milioni di euro per il 2024.
Prospettive di erogazione degli aumenti e corrispettivi arretrati
Il 3 aprile, l’INPS ha diffuso una circolare con le prime indicazioni più precise per l’applicazione dell’aumento, specificando che sarebbe stato riconosciuto “a partire dal 1° gennaio 2023“. Tuttavia, fino ad oggi, l’importo della pensione minima è rimasto invariato. Tuttavia, dopo opportune delucidazioni con il Ministero del Lavoro, ci si aspetta che gli aumenti inizino ad essere erogati a partire da luglio, o forse anche da giugno se le procedure si velocizzano.
L’INPS ha comunque sottolineato in più occasioni che il ritardo nei pagamenti non influirà sulla somma totale: con il primo pagamento verranno corrisposti anche gli arretrati spettanti dal 1° gennaio 2023, come indicato nella circolare di aprile. Pertanto, nei prossimi mesi, potrebbe essere erogata una pensione particolarmente alta per recuperare gli importi arretrati.