Pensioni under 35 a rischio: lavoro fino a 74 anni per mille euro al mese

Rachele Luttazi
  • Esperta in welfare e bonus
  • Laurea Magistrale in Economia dell'Ambiente e della Cultura
10/08/2023

Un’indagine di Consiglio Nazionale dei Giovani ed Eures rivela che i giovani under 35 dovranno lavorare fino a 74 anni per avere una pensione adeguata, a causa di bassi salari e discontinuità lavorativa. Possibili correzioni attraverso la prossima legge di bilancio potrebbero agevolare il riscatto degli anni di laurea, ma persistono sfide nella distribuzione equa delle pensioni.

Pensioni under 35, lavoro fino a 74 anni con mille euro al mese

Un’indagine congiunta del Consiglio Nazionale dei Giovani e di Eures solleva preoccupazioni sulla prospettiva pensionistica dei cittadini under 35, indicando che sarà necessario prolungare la carriera lavorativa fino a 74 anni per ottenere una pensione dignitosa di poco più di mille euro mensili.

I fattori determinanti includono salari modesti e discontinuità lavorativa, che costringeranno molti giovani a ritirarsi solo in età avanzata, con prestazioni pensionistiche simili all’assegno sociale.

Pensioni under 35: prolungamento attività lavorativa

Pensioni under 35, lavoro fino a 74 anni con mille euro al mese

Il rapporto “Situazione contributiva e futuro pensionistico dei giovani” suggerisce che gli under 35 potrebbero ritirarsi dal lavoro dopo il 2050, ovvero a 66 anni, con un assegno mensile lordo di 900 euro, il doppio dell’assegno sociale.

Tuttavia, per ottenere una pensione adeguata, sarà necessario maturare un importo pensionistico almeno 2,8 volte superiore al minimo, portando l’età media di pensionamento a 69,8 anni. Solo a questo punto l’assegno pensionistico raggiungerebbe i 1249 euro lordi (equivalenti a 951 euro netti al netto delle imposte).

Superare la soglia di mille euro mensili (arrivando a 1099 euro) richiederebbe il ritiro dal lavoro a 73 anni e mezzo.

Sfide per i giovani lavoratori

La prospettiva di lavorare per un totale di 52 anni è una realtà per molti, tenendo conto della discontinuità nei contributi previdenziali causata da lavori intermittenti.

Per i lavoratori autonomi con partita IVA, raggiungere 73,6 anni di contributi porterebbe a un assegno mensile lordo di 1650 euro, equivalente a 1128 euro netti al netto delle imposte, ovvero 3,3 volte l’assegno sociale.

Riforme in Agenda

Il governo sta considerando misure correttive attraverso la prossima legge di bilancio per affrontare queste problematiche. Si prevedono interventi di garanzia per la previdenza pubblica e agevolazioni per il riscatto degli anni di laurea, specialmente per i giovani sotto i 35 anni.

Attualmente, il costo del riscatto è di 5776 euro all’anno, e questa iniziativa potrebbe contribuire ad aumentare l’assegno senza generare impatti finanziari per lo Stato.

Riforme fiscali e politiche occupazionali

Nel quadro della riforma fiscale, si sta valutando l’introduzione di un’agevolazione del 100% per l’anno di contribuzione, al fine di promuovere l’occupazione tra i giovani under 30 anni.

Tuttavia, Alessandro Fortuna, consigliere di Presidenza con responsabilità per le politiche occupazionali e previdenziali, sottolinea una grave distorsione nel sistema pensionistico attuale, che non solo perpetua le disuguaglianze reddituali nel tempo, ma addirittura penalizza i lavoratori con redditi inferiori, obbligandoli a rimanere più a lungo nel mercato del lavoro rispetto ai loro coetanei con redditi più alti e maggiore stabilità lavorativa.