Pensioni, verso la riforma: da Quota 41 a Opzione Uomo
Tra le priorità del nuovo governo Meloni c’è sicuramente la riforma delle pensioni che potrebbe però essere rimandata a gennaio 2023. Vediamo insieme quali sono le ipotesi al vaglio della maggioranza.
Mentre Giorgia Meloni attende che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, le conferisca l’incarico di formare il nuovo governo, il centrodestra sta valutando le diverse ipotesi in campo per realizzare la riforma delle pensioni.
Vediamo insieme quali sono le opzioni che la maggioranza sta prendendo in considerazione.
Quota 41 ma con soglia anagrafica
Quota 41 è l’opzione di pensionamento che spetta a coloro che hanno 41 anni di contributi a prescindere dall’età e rappresenta la priorità della Lega, oltre che essere l’opzione con l’approvazione dei sindacati.
Tuttavia i costi di questa ipotesi non sono trascurabili: secondo le stime dell’Inps, si partirebbe con circa 4 miliardi il primo anno per arrivare a quasi 10 a regime. Proprio per la necessità di ridurre l’impatto sui conti pubblici, il centrodestra sta valutando di vincolare Quota 41 a una soglia anagrafica, anche se questa possibilità non piace affatto al partito di Matteo Salvini.
Pensione con 62 anni e 35 di contributi
Tra le ipotesi proposte per superare Quota 102 è compresa anche quella di flessibilità in uscita elaborata da Fratelli d’Italia per consentire le uscite con un minimo di 62 anni e 35 di versamenti prevedendo penalità della fetta retributiva dell’assegno prima del raggiungimento dei 66 anni (fino a un massimo dell’8%) e “premi” sopra questa soglia.
Opzione Donna estesa agli uomini
Tra le ipotesi al vaglio del nuovo governo Meloni per la riforma pensioni c’è anche Opzione Uomo, una sorta di estensione della già esistente Opzione Donna agli uomini.
Per Opzione Uomo si intende la pensione anticipata a 58-59 anni con 35 di contributi e ricalcolo dell’assegno tutto contributivo. Chi decide di andare in pensione prima con i requisiti contributivi e di età anagrafica precedenti, potrà farlo ma con un assegno ridotto, con un taglio che potrà ammontare fino a un terzo.
Proroga Ape Sociale e Opzione Donna
La maggioranza sta valutando anche la proroga di Ape Sociale e Opzione Donna di almeno un anno per poi ricorrere, dopo un confronto con le parti sociali, a un decreto ad hoc nel 2023 per introdurre misure di flessibilità in uscita a partire da aprile o da luglio.