Pirateria informatica: calo dell’1% in Italia
L’annuale studio sulla pirateria software, condotto da IDC, mostra un segnale positivo per il nostro Paese, anche se le perdite legate al fenomeno continuano a crescere.
Il Nucleo di Polizia Tributaria di Bologna ha scoperto violazioni alla normativa riguardante il “diritto d’autore” da parte di alcune imprese e studi professionali di Bologna e provincia che lavorano nel campo della progettazione architettonica e ingegneristica.
Pirateria: l’indagine e i numeri in Italia
L’attività di indagine ha rivelato che ben 10 attività imprenditoriali su 11 sottoposte a controllo sono risultate in possesso di software illegale. In particolare, le aziende controllate sono piccole e medie imprese operanti nel settore manifatturiero e meccanico nei cui confronti, insieme agli studi professionali coinvolti, sono state irrogate sanzioni amministrative per oltre 476.000 euro e sequestrate decine di hard disk contenenti software illegali (con prodotti di Microsoft, Adobe, Autodesk, Corel etc.).
Business Software Alliance (BSA) lancia comunque un segnale positivo, come accennato, e ha presentato i risultati del sesto studio annuale realizzato a livello internazionale da IDC (International Data Corporation) sulla pirateria software nel mondo, dal quale risulta che il fenomeno della pirateria sul software per PC in Italia registra una riduzione dell’1% nel 2008, rispetto ai dati relativi al 2007 (ossia dal 49 al 48%). Peraltro, nella metà dei 110 Paesi oggetto dello studio la percentuale di pirateria ha registrato una riduzione, mentre soltanto nel 15% dei casi si è verificato un incremento.
In Italia le perdite causate al settore informatico dalla pirateria software nel 2008 sono cresciute del 7%, passando dai 1.277 milioni di euro dello scorso anno ai 1.361 stimati per il 2008.
Dal 2003 ad oggi, infatti, il tasso di pirateria del software nel nostro Paese ha raggiunto l’inquietante picco del 53%, per poi finalmente iniziare una parabola discendente che l’ha portato al 48% stimato per l’anno solare 2008. E il fenomeno ha effetti negativi che si estendono ben al di là del fatturato del settore.
Un altro studio, sempre realizzato da IDC e rilasciato nel febbraio 2008, indicava infatti come una riduzione della pirateria software del 10% in 4 anni potrebbe generare oltre 6.000 nuovi posti di lavoro, più di 700 milioni di euro di entrate per l’Erario e più di 2 miliardi di euro di ulteriore volume d’affari per il settore IT.
Pirateria: i dati fuori dall’Italia
Nell’Europa Occidentale, i Paesi caratterizzati dai livelli più elevati di pirateria del software sono stati la Grecia (57%), Cipro (50%) e, dopo l’Italia, l’Islanda con il 46%. Tra i Paesi con i livelli di pirateria più bassi si sono segnalati invece il Lussemburgo (21%), l’Austria (24%), e Belgio, Svezia e Svizzera (tutti sul 25%). La Russia è infine il Paese che ha compiuto i maggiori progressi con una riduzione di 5 punti percentuali in un anno, attestandosi al 68%, e di ben 19 punti in sei anni.
Nei 110 Paesi oggetto dello studio la pirateria relativa al software per PC è diminuita in 57 casi, è rimasta invariata in 36 nazioni ed è aumentata soltanto in 16 Paesi. Poiché il mercato globale dei PC cresce a velocità notevolmente superiore nei Paesi caratterizzati da percentuali elevate di pirateria, il livello complessivo della pirateria software è aumentato globalmente di tre punti percentuali toccando il 41% nel 2008.
Le economie emergenti assommano infatti complessivamente al 45% del mercato globale dell’hardware per PC, ma a ciò corrisponde meno del 20% del mercato complessivo del relativo software. Se in questi Paesi il mercato del software raggiungesse il medesimo livello del mercato dell’hardware, la crescita assommerebbe a 40 miliardi di dollari all’anno. Con la riduzione di un solo punto percentuale della pirateria globale in un anno, inoltre, il settore IT beneficerebbe di un’ulteriore crescita pari a 20 miliardi di dollari.
La diffusione dell’accesso ad Internet alimenterà purtroppo anche il mercato del software pirata. Nei prossimi 5 anni 460 milioni di persone nei Paesi emergenti disporranno di accesso online. La crescita della pirateria sarà più consistente tra le piccole aziende e i consumatori, due aree caratterizzate generalmente da livelli più elevati rispetto alle grandi aziende e alle pubbliche amministrazioni.
Il legame tra crisi e pirateria
Lo studio evidenzia come la recessione economica globale stia avendo un impatto ambiguo sulla pirateria del software.
John Gantz, Chief Research Officer di IDC, sottolinea infatti che da un lato i consumatori con minore potere di acquisto tendono a mantenere per un tempo più lungo i propri computer, e ciò porta a un incremento della pirateria in quanto macchine più vecchie hanno maggiori probabilità di avere installato software privo di licenza.
Le ristrettezze economiche, tuttavia, stanno alimentando le vendite di netbook poco costosi, i quali d’altro canto tendono ad avere precaricato software legittimo, mentre le aziende tendono a utilizzare programmi SAM (Software Asset Management) per ridurre i costi IT.
A tal proposito, Gantz aggiunge:
“In ogni caso, il costo del software è soltanto uno dei fattori che incidono sulla pirateria software. La crisi economica avrà un forte impatto, in parte negativo e in parte positivo, ma rimarrà comunque soltanto uno dei molteplici fattori e i suoi effetti potrebbero non essere pienamente avvertibili fino a quando non saranno disponibili i dati relativi al 2009.”
Lo studio, riguardante 110 Paesi, è stato condotto in maniera indipendente da IDC, società leader globale nelle previsioni e ricerche di mercato per il settore IT. Esso analizza il fenomeno della pirateria riguardante tutto il software pacchettizzato che gira su personal computer, inclusi desktop, laptop e ultra-portatili. L’indagine non include altre tipologie di software come quello installato su mainframe o server. IDC ha utilizzato statistiche proprietarie per le consegne di software e hardware e ha coinvolto i propri analisti in oltre 60 Paesi per confermare le tendenze verificate.