Reddito di cittadinanza 2023: le differenze con l’assegno di inclusione
Il reddito di cittadinanza verrà sostituito dall’assegno di inclusione, generando preoccupazioni per coloro che non rientreranno nei nuovi requisiti. Le differenze principali riguardano le scale di equivalenza e gli importi del sussidio.
Il reddito di cittadinanza rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2023, dopodiché verrà introdotto l’assegno di inclusione o garanzia di inclusione. Già oggi, in base al testo del Decreto Lavoro, è possibile evidenziare le differenze tra il reddito di cittadinanza e questa nuova forma di reddito di inclusione.
Cambiamenti nelle scale di equivalenza
Tutte le differenze tra reddito di cittadinanza e reddito di inclusione riguardano i beneficiari, i requisiti e le cifre. Ci saranno famiglie che saranno penalizzate dal nuovo sistema in termini di importo ricevuto. Infatti, le differenze principali riguardano le scale di equivalenza.
Requisiti e beneficiari
Dalle stime preliminari sul reddito di inclusione, sembra che possano accedervi i nuclei familiari che includono persone di età superiore ai 60 anni, minori di 18 anni o con disabilità. Di conseguenza, coloro che hanno nuclei familiari composti esclusivamente da individui tra i 18 e i 59 anni, non disabili, saranno esclusi dal sussidio. Tra il reddito di cittadinanza (RDC) e l’assegno di inclusione (ADI), ci sono differenze nelle sigle delle misure, ma l’ISEE rimane invariato.
Cambiano gli importi
Per il reddito di cittadinanza, la scala di equivalenza partiva da 1 per un singolo individuo e non poteva superare 2,2, con valori diversi in base all’età e alla presenza di disabilità dei componenti familiari successivi al primo. Con la nuova misura, il valore massimo della scala di equivalenza aumenta a 2,3. Le famiglie con figli maggiorenni non disabili sono penalizzate dalle nuove regole, poiché vengono essenzialmente escluse. Inoltre, le famiglie con figli piccoli vedranno peggiorare la scala di equivalenza.
Guida agli importi del reddito di cittadinanza
La guida relativa agli importi del nuovo reddito di cittadinanza è fondamentale per comprendere i calcoli del sussidio. Le scale di equivalenza svolgono un ruolo essenziale nel determinare l’importo del sussidio e stabilire i requisiti e le soglie di reddito da non superare.
Ad esempio, il reddito massimo consentito da non superare è di 6.000 euro, ma questa cifra si applica solo ai singoli. Se un singolo individuo non ha altre entrate e riceve il sussidio, riceverà un’aggiunta al reddito di 500 euro. Tuttavia, se ha un reddito mensile di 100 euro, l’importo del sussidio scenderà a 400 euro e così via.
La soglia di reddito massimo da non superare diminuisce in base ai componenti del nucleo familiare. Ad esempio, un genitore single con un figlio di età inferiore a due anni riceveva 600 euro al mese con il reddito di cittadinanza, mentre ora riceverà 575 euro. Un nucleo familiare composto da madre, padre e due figli di età superiore ai due anni riceveva 900 euro al mese con il reddito di cittadinanza, ma ora ne riceverà 600.
Quando gli importi diminuiscono, diminuisce anche la soglia di reddito massimo da non superare. Ad esempio, con due figli di età superiore ai due anni e con padre e madre nel nucleo familiare, con il reddito di cittadinanza la soglia da non superare era di 10.800 euro all’anno (ovvero 900 euro al mese). Con l’assegno di inclusione, invece, la soglia massima da non superare è di 7.200 euro all’anno (ovvero 600 euro al mese).