Reddito di cittadinanza: 28 milioni di euro rubati
Reddito di Cittadinanza- la famiglia di un boss mafioso percepiva 28 mila euro di sussidio statale. La famiglia è stata denunciata e obbligata a restituire l’intera somma acquisita.
Dopo l’operazione della Guardia di Finanza i soggetti sono stati denunciati e costretti alla revoca o alla sospensione del sussidio da parte dell’Inps. Nel corso degli ultimi quattro mesi, il Nucleo di polizia economico-finanziaria del Colonnello Luca Cioffi, ha effettuato controlli a catena, dai quali sono emersi 109 percettori indebiti: di cui 37 affiliati a clan e 72 familiari di esponenti della criminalità organizzata.
Gli investigatori sono riusciti ad arrivare al gruppo grazie ad un lavoro davvero minuzioso: innanzitutto è stat stilata una lista di tutti i condannati per associazione mafiosa o reati aggravati, successivamente sono partiti gli accertamenti su ogni singolo componente dei clan e sugli imputati, di cui i fascicoli sono passati tra le mani della Direzione distrettuale antimafia. A quel punto è subentrata l’Inps per attuare controlli incrociati, dai quali sono risultati i 109 soggetti che percepivano indebitamente il Reddito di Cittadinanza.
Nell’elenco sono risultati diversi soggetti facenti parti clan e famiglie mafiose tra cui: Capriati, Parisi, Strisciuglio, Telegrafo, Di Cosaola, Misceo, Diomede, Mercante. E poi anche i Cannito-Lattanzio della Bat. Proprio nella sesta provincia è risultato che il sussidio è stato erogato, per la somma di 13 mila euro, ad un importante boss condannato per omicidio e associazione mafiosa. Oltre ai capostipite, anche le mogli erano pronte a richiedere il sussidio statale mentendo sulla fedina penale dei mariti.
L’Inps procede in due direzioni differenti: o alla restituzione delle somme erogate o alla sospensione del sussidio. Il primo caso viene attuato se il condannato e il beneficiario coincidono. Mentre se il condannato e il beneficiario non corrispondono, la somma del sussidio diminuisce in quanto viene esclusa, dal nucleo familiare, la persona condannata. L’Inps sta procedendo al recupero di 900mila euro.