Reddito di cittadinanza, abolito dal 2024: marcia indietro del governo?
Il governo ha approvato una raccomandazione del Consiglio Ue sull’introduzione del reddito minimo. Si tratta di un passo indietro dell’esecutivo in merito all’abolizione del Reddito di Cittadinanza?
Una raccomandazione del Consiglio Ue ha chiesto a tutti gli Stati membri di adottare un reddito minimo contro la povertà e la ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha accolto favorevolmente la raccomandazione.
Si tratta di una decisione contrastante rispetto a quanto annunciato dal governo, il quale vorrebbe eliminare il Reddito di cittadinanza a partire dal prossimo anno.
Facciamo chiarezza in merito.
Reddito di cittadinanza, la raccomandazione dell’Ue
Secondo la raccomandazione dell’Ue, gli stati membri dovrebbero introdurre un reddito minimo adeguato con l’obiettivo di combattere la povertà e l’esclusione sociale.
Nello specifico, il Consiglio raccomanda di combinare un adeguato sostegno al reddito mediante prestazioni di reddito minimo e altre prestazioni monetarie e in natura di accompagnamento e dando accesso ai servizi abilitanti ed essenziali.
Il governo italiane accoglie la raccomandazione
La ministra Calderone ha approvato la raccomandazione Ue, ma ciò non significa necessariamente che il governo non voglia più abolire il Reddito di cittadinanza. Infatti, l’approvazione rappresenta più un atto dovuto, che l’esecutivo non ha voluto contestare per non entrare in contrasto con l’Unione Europea.
Tuttavia, potrebbe trattarsi anche di una timida apertura da parte dell’Unione che a sua volta potrebbe avere importanti conseguenze sulla politica italiana.
Come cambia il Reddito di cittadinanza nel 2023
Il Reddito di cittadinanza sarà abolito dal 2024, ma nel frattempo il governo ha deciso di procedere gradualmente, modificando il sostegno economico per l’anno in corso.
Innanzitutto, dal 2023 si potrà usufruire del Reddito per un periodo massimo di 7 mensilità. Il nuovo limite, tuttavia, non riguarda nuclei al cui interno vi siano persone con disabilità, minorenni o persone con almeno 60 anni di età.
Inoltre, non si avrà più accesso à il Reddito di cittadinanza in seguito al rifiuto della prima offerta di lavoro congrua e se non si partecipa un corso di formazione o riqualificazione di almeno 6 mesi.
Sembrerebbe, inoltre, che sia stata tolta dal documento la parola “congrua” in relazione all’offerta di lavoro che il beneficiario deve accettare per non perdere il sostegno economico.