Residenza fiscale, novità: cambiano le regole dal 2024
La riforma fiscale in vigore mira ad allineare la residenza fiscale italiana agli standard internazionali, garantendo coerenza con le normative dell’Unione Europea e considerando lo smart working senza previsti cambiamenti attuali.
La riforma fiscale attuale si concentra sull’allineamento della residenza fiscale alle normative internazionali, un aspetto messo in luce dalla Legge Delega in vigore dal 29 agosto 2023.
Questo adattamento mira a conformare il concetto di residenza fiscale agli standard globali, includendo le direttive dell’Unione Europea e garantendo coerenza con le convenzioni contro le doppie imposizioni, con un particolare occhio di riguardo allo smart working.
Obiettivi della riforma fiscale
La recente Legge Delega, operante dal 29 agosto 2023, pone l’accento sull’allineamento della residenza fiscale agli standard internazionali. Tale adattamento mira a garantire che la legislazione fiscale italiana rispetti le convenzioni globali, inclusi i principi dell’Unione Europea, sottolineando l’importanza di evitare le doppie imposizioni e di adeguarsi alle dinamiche dello smart working.
Impatti della Legge Delega sulla residenza fiscale
La Legge Delega in vigore dal 29 agosto 2023 prevede un’importante revisione della residenza fiscale, evidenziando la necessità di conformarsi ai principi internazionali dell’ordinamento tributario. L’articolo 3, sezione C, della Delega al Governo richiede una rielaborazione del concetto di residenza fiscale per allinearla agli standard globali, inclusi i protocolli contro le doppie imposizioni e le dinamiche emergenti dello smart working.
Residenza fiscale: cos’è
La residenza fiscale, in conformità all’articolo 2 del TUIR, definisce la maggior parte del regime fiscale di un individuo. Questo concetto è basato sulla presenza fisica in Italia per la maggior parte dell’anno solare o per almeno 183 giorni. La riforma mira a cambiare questi criteri, tenendo conto delle nuove dinamiche internazionali e dello smart working.
Impatto dello smart working
L’implementazione dello smart working ha sollevato domande sulla sua possibile influenza sulla residenza fiscale. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che, per il momento, non sono previsti cambiamenti in questo ambito.
Le attuali disposizioni dell’articolo 2 del TUIR, che stabiliscono il legame con il territorio nazionale per determinare la residenza fiscale, rimangono invariate anche nel caso dello svolgimento dell’attività lavorativa in remoto.