Riforma pensioni 2023, assegno in due tempi: come funziona

Rachele Luttazi
  • Esperta in welfare e bonus
  • Laurea Magistrale in Economia dell'Ambiente e della Cultura
10/05/2022

Attualmente, l’esecutivo sta lavorando per trovare una soluzione alla riforma delle pensioni che interesserà il 2023, per evitare il ritorno della Legge Fornero. Tra le ipotesi al vaglio c’è anche la cosiddetta “pensione a due tempi“. Vediamo insieme di cosa si tratta.

inps-pensioni-1200×675Alla fine di quest’anno scadrà Quota 41, il sistema attualmente in vigore che regola le pensioni, e per tale motivo il governo sta lavorando alla riforma delle pensioni, per fare in modo che non si ritorno alla Legge Fornero a partire dal primo gennaio 2023.

Tra le diversi ipotesi al vaglio dell’esecutivo, è stata proposta la cosiddetta “pensione a due tempi”. Vediamo insieme di cosa si tratta.

Riforma pensioni 2023: come funziona la pensione a due tempi

leisure-of-pensioners-min (1)La “pensione a due tempi” è una forma di pensionamento anticipato che renderebbe possibile l’uscita dal mondo del lavoro prima dei 67 anni. Per due tempi si intende che una parte della pensione, quella contributiva, venga erogata prima dei 67 anni, mentre la seconda parte, la quota retributiva, venga integrata quando si saranno raggiunti i requisiti stabiliti per la pensione di vecchiaia.

La prima quota corrisponderebbe a quella relativa ai contributi versati, calcolata con il sistema contributivo; la seconda quota, quella retributiva, arriverebbe in un secondo momento. Una volta raggiunta la pensione di vecchiaia, quindi, al lavoratore spetterebbe l’assegno pieno, completo di quota retributiva e quota contributiva.

Tra i possibili requisiti richiesti ci sarebbe il compimento dei 63 o 64 anni dai quali sarà possibile scegliere di lasciare il lavoro e usufruire di questa opzione, per poi ricevere la pensione piena al compimento dei 67 anni, o meno. Un ulteriore requisito previsto è l’essere in possesso di almeno 20 anni di contributi versati allo Stato e aver maturato una quota contributiva di pensione di importo pari o superiore a 1,2 volte l’assegno sociale.

Favorevole a questa soluzione è Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, che l’ha descritta come l’unica soluzione “davvero flessibile e finanziariamente compatibile” nei costi rispetto alla platea.