Riforma pensioni 2024: come funzionerà Quota 104
La riforma pensioni 2024 stabilisce nuove soglie di anzianità contributiva per diverse categorie di lavoratori e innalza l’età minima di pensionamento a 63 anni, eliminando l’uscita a 62 anni. Introduce incentivi per chi decide di rimanere al lavoro e possibili penalizzazioni per chi opta per il pensionamento anticipato.
Il governo introduce un nuovo sistema di flessibilità in uscita che definisce diverse soglie di anzianità contributiva per varie categorie di lavoratori.
Ciò comporterà 36 anni di contributi per uomini disoccupati, caregiver o invalidi, 35 anni per le donne e 41 anni per la maggior parte dei lavoratori.
La soglia minima per il pensionamento salirà a 63 anni, eliminando la possibilità di uscire a 62 anni come previsto in precedenza con Quota 103 e Opzione donna, a meno di future decisioni del governo.
Riforma delle pensioni: cosa cambia dal 2024
Il nuovo sistema prevede incentivi per coloro che decidono di rimanere al lavoro, simili al bonus Maroni che consente ai lavoratori di trattenere la parte contributiva del 9,19% nella loro busta paga.
Tuttavia, il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, suggerisce che potrebbero essere introdotte penalizzazioni per chi opta per il pensionamento anticipato, come un limite massimo alla pensione fino al raggiungimento del requisito di vecchiaia.
Ulteriori modifiche potranno essere apportate prima dell’approvazione definitiva della legge di bilancio.
Continuità per il pensionamento anticipato
Il canale di pensionamento anticipato previsto dalla legge Fornero, che consente di andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) indipendentemente dall’età, continuerà ad essere valido nella sua configurazione attuale. Allo stesso modo, i requisiti rimarranno invariati per i lavoratori “precoci” con 12 mesi di contributi prima dei 19 anni.
Facilitazioni per i lavoratori “contributivi”
La manovra rende il pensionamento di vecchiaia più accessibile per i lavoratori completamente “contributivi,” che hanno contribuito fino al 31 dicembre 1995. L’importo minimo della pensione, noto come “importo soglia,” verrà eliminato per il pensionamento a 67 anni. Tuttavia, il vincolo di 2,8 volte l’assegno sociale rimarrà per i lavoratori “contributivi” che scelgono il pensionamento a 64 anni.