Riforma pensioni: l’UE blocca tutto

Mattia Anastasi
  • Dott. in Economia Aziendale con curriculum Manageriale
26/05/2022

Uno dei motivi principali per cui è stato chiamato il governo Draghi, è quello di attuare la riforma delle pensioni, da sempre vero e proprio tallone d’Achille dell’ordinamento italiano. Gli sviluppi però non sono buoni, con l’UE che ha bocciato l’introduzione di Quota 102. Approfondiamo la questione!

Pensioni

Il prossimo importante step in materia di riforma pensionistica è quello della Legge di Bilancio, che verrà approvata tra quattro mesi. In questa dovranno essere stanziate le decisioni in materia pensionistica per il 2023. Ciò che preoccupa è la previsione UE di un aumento della spesa per le pensioni, a seguito delle numerose proroghe alla legge Fornero.

Quali riforme verranno attuate dunque? Facciamo chiarezza insieme nei prossimi paragrafi.

Pensioni: UE boccia Quota 100 e Quota 102

riforma-pensioni-2021

Come detto, l’UE non si è mostrata benevola verso le proroghe alla legge Fornero, in particolare Quota 100 e Quota 102. Queste sono additate di essere le responsabili dell’aumento della spesa pensionistica in Italia, in quanto uscire dal mondo del lavoro a 64 anni è un costo molto importante. Sono prese di mira anche Opzione Donna e qualsiasi forma di pensionamento anticipato per i così detti fragili.

Dunque ciò che Bruxelles suggerisce tacitamente è di attuare una riforma strutturale, che riveda da cima a fondo la Legge Fornero, ormai superata. Riuscirà il governo Draghi a riuscire nell’impresa?

Riforma pensioni: quando arriverà?

Pensioni

A riguardo è intervenuto il Presidente INPS Pasquale Tridico, che ha dichiarato la possibilità che il seguente mandato si chiuda senza riforma. “Sulla flessibilità del sistema pensionistico ne parliamo da troppo tempo e probabilmente nemmeno questa legislatura riuscirà a chiudere questo cantiere: almeno non mi sembra che questo capitolo sia in procinto di essere chiuso”.

Tridico ha inoltre avanzato la proposta di far uscire dal mondo del lavoro anticipatamente coloro che hanno compiuto 63-64 anni, facendo ricorso esclusivamente all’anticipo della quota contributiva sulla pensione. La parte retributiva verrebbe in seguito recuperata una volta raggiunti i 67 anni di età.