Riforma pensioni: verso la proroga di Quota 103

Rachele Luttazi
  • Esperta in welfare e bonus
  • Laurea Magistrale in Economia dell'Ambiente e della Cultura
14/03/2023

Tra le opzioni al vaglio del governo Meloni per quanto riguarda la riforma delle pensioni rientra anche la proroga di Quota 103. Vediamo insieme quale sarà la prossima volta dell’esecutivo. 

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Il governo italiano sta discutendo delle pensioni e al momento sembra che l’unica proposta sul tavolo sia la proroga per un anno di Quota 103, la possibilità di pensionarsi con 41 anni di contributi e 62 anni di età introdotta dal governo Draghi. Tuttavia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso la sua priorità per la prossima manovra economica, ovvero la riforma fiscale e il taglio delle tasse.

Riforma pensioni, a che punto siamo

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Il tema delle pensioni è molto delicato e, se toccato, potrebbe influenzare l’acquisto di titoli di Stato e il Patto di stabilità dell’UE, che riguarda anche le spese pensionistiche.

Quota 41 universale

Pertanto, l’ipotesi di una Quota 41 universale, proposta principalmente dalla Lega, che consentirebbe l’uscita anticipata dal lavoro dopo 41 anni di contributi, sembra poter essere attuata solo nel 2025, quando il governo potrebbe trovare un meccanismo alternativo per l’uscita anticipata dal lavoro.

Quota 103: come funziona oggi

Tuttavia, alcuni lavoratori, come i lavoratori precoci e quelli con mansioni gravose, possono già beneficiare della Quota 41. Per coloro che optano per la Quota 103, il governo ha stabilito un tetto massimo per l’assegno pensionistico che non potrà superare il quintuplo dell’assegno minimo e che dovrà essere rispettato fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia, ovvero 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi versati.

L’ipotesi Tridico

Il governo Draghi aveva già considerato l’opzione della “ipotesi Tridico“, una soluzione morbida per i prepensionamenti nel settore previdenziale. L’ipotesi prevedeva la possibilità di un assegno di prepensionamento a 63 anni, calcolato con il metodo contributivo integrale, con un taglio medio del 3% annuo per 4 anni.

Questa soluzione potrebbe aiutare i lavoratori a superare gradualmente la possibile reintroduzione della legge Fornero, evitando di creare disparità tra i lavoratori che hanno raggiunto il prepensionamento negli ultimi tre anni e quelli che rischiano di rimanere bloccati.