Taglio del cuneo fiscale: di quanto aumentano gli stipendi pubblici

Rachele Luttazi
  • Esperta in welfare e bonus
  • Laurea Magistrale in Economia dell'Ambiente e della Cultura
04/05/2023

Secondo quanto previsto dal Decreto Lavoro, il taglio del cuneo fiscale porterà a un temporaneo aumento degli stipendi, soprattutto per quanto riguarda il pubblico impiego. Vediamo insieme di quanto aumentano le buste paga.

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Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Commercialisti ha elaborato alcune simulazioni per Il Messaggero, utilizzando le retribuzioni medie dei dipendenti pubblici e l’intervento di riduzione del cuneo contributivo deciso dal governo. In base a queste simulazioni, gli insegnanti e gli infermieri sono le categorie che riceveranno il maggior numero di beneficiari, mentre i dipendenti degli enti pubblici non economici come l’Inps e l’Inail riceveranno l’assegno più alto.

Aumenti salariali per il pubblico impiego

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Il pubblico impiego, che conta circa 2,2 milioni di dipendenti, riceverà degli aumenti salariali. Gli operatori dei ministeri vedranno un aumento netto mensile di 54,8 euro. Invece, i dipendenti delle Agenzie fiscali della “prima area” vedranno solo poche centinaia di lavoratori beneficiare della riduzione del cuneo contributivo.

Insegnanti e infermieri tra i maggiori beneficiari

Gli insegnanti e gli infermieri sono i lavoratori della scuola e della sanità che riceveranno maggiormente gli aumenti, rispettivamente di 58,5 euro e 59,4 euro netti mensili. Gli aumenti sono il risultato di una riduzione del cuneo fiscale deciso dal governo e vengono calcolati in base alla retribuzione media dei dipendenti di ogni categoria.

Dipendenti di Inps e Inail: il maggior assegno

I dipendenti degli enti pubblici non economici, come l’Inps e l’Inail, beneficeranno maggiormente della riduzione del cuneo fiscale deciso dal governo. A seguito del taglio del cuneo fiscale, questi dipendenti avranno un aumento netto mensile di 64,9 euro.

Sconto sui contributi: durata e criticità

Lo sconto sui contributi durerà solo 6 mesi e non sarà incluso nella tredicesima mensilità, quindi a dicembre il governo dovrà trovare le risorse per confermarlo anche nel 2024 o i dipendenti rischiano di avere minori buste paga. Si tratta di una criticità che richiede l’attenzione del governo e una pianificazione adeguata per garantire il mantenimento degli aumenti salariali anche nel futuro.